martedì 31 marzo 2020

Ashtanga yoga: yoga delle otto membra

Ashtanga Yoga


foto Mohammed Hassan


La leggenda narra che fu il dio indiano Shiva a rivelare lo yoga a un saggio,  di nome Matsyendra, perché insegnasse all’uomo, sempre più dimentico delle proprie origine divine, la via per riconquistare l’equilibrio tra corpo e mente.
La parola yoga significa, infatti, unione: tra il corpo e la mente, tra l’uomo e lo spirito cosmico.
E’ un sistema religioso e filosofico di antichissima origine. Più che una dottrina, lo yoga è un metodo che si propone di mettere l’uomo in armonia con le forze del cosmo e della natura.

Lo yoga è quindi un mezzo, alla portata di chiunque, per acquistare maggiore coscienza di sé che, secondo questa disciplina, passa attraverso una maggiore padronanza del proprio corpo.

L’equilibrio si raggiunge quando l’uomo impara a far cessare le “fluttuazioni della mente” in modo da entrare in rapporto con l’essenza suprema del cosmo.

Il cammino non è breve e viene descritto dalla dottrina,  nata oltre 3000 anni fa nella valle dell’Indo, dell’Ashtanga Vinyasa Yoga che significa Yoga delle otto membra. e Vinyasa significa, letteralmente, “sistema di respiro in movimento”.

La via da seguire passa attraverso otto stadi, una specie di allenamento graduale dove, i primi step sono perlopiù fisici, i successivi intermedi sono sia fisici che spirituali, mentre quelli superiori sono totalmente spirituali. I primi quattro stadi sono azioni fisiche  che rappresentano il presupposto fondamentale per l’evoluzione ai successivi quattro stadi,  più spirituali e interiori.

Le otto membra sono descritte in un antico testo: Yoga Sutra di Patanjali.
Patanjali fu il primo a trascrivere gli insegnamenti, fino ad allora tramandati oralmente, alla base dello Yoga classico (Yoga darsana), sistema filosofico-religioso dell’induismo ortodosso, e per questo viene considerato il fondatore del Raja Yoga.

Il suo Yoga Sutra contiene 196 aforismi (sutra) che costituiscono gli Yoga Sutra e che spiegano, attraverso il controllo di sé, la padronanza della mente e della sua attività (vritti), come arrivare all’intima unione con la Divinità interiore.
L’Ashtanga Yoga è stato reso famoso in tutto il mondo grazie a Pattabhi Jois (“Il corpo non è rigido, la mente è rigida”)  che fu allievo di Krishnamacharya e lo sostituì nell’insegnamento. E’ grazie al sultano di Mysore che fu aperta la prima scuola di Ashtanga Yoga in India.

In Occidente si pratica perlopiù l’Hatha Yoga, o yoga della volontà che attribuisce importanza rilevante agli stadi preliminari.  L’Ashtanga Yoga è una pratica diversa derivante dall’Hatha Yoga, pratica più tradizionale e ortodossa.
Molte scuole si limitano allo svolgimento delle asana e a qualche rilassamento, in questo modo la pratica profonda dello yoga non viene compresa appieno.
Pur avendo origini comuni con l’Ashtanga yoga, l’Hatha yoga è più semplice e meno impegnativo, cosa che lo ha reso famoso in tutto l’Occidente.

Ashtanga yoga: il suo nome significa yoga delle otto membra o delle otto tappe.

E’ una forma di Yoga dinamico definita anche come “meditazione in movimento”. Nell’Ashtanga le posizioni fisse dell’Hatha Yoga, le asana, si avvicendano in un tutt’uno fluido e armonico che coordina respirazione (pranayama), sguardo (Drishti) e movimento, dove si impara a dirigere la mente in una direzione senza distrazioni.

Drishti, il termine significa letteralmente “fissare lo sguardo”, è lo sguardo che, durante l’esecuzione delle asana, viene fissato in un punto preciso: ombelico, terzo occhio, punta del naso, mani e piedi sono i più frequentemente utilizzati. La funzione dei Drishti è di incanalare la forza vitale verso l’interno in modo da non disperderla.

Nella pratica sono importanti, oltre ai Drishti, i Bandha.
I Bandha, la parola significa chiusura, sono delle contrazioni volontarie che vedono coinvolti alcuni muscoli. Come i Drishti permettono di non disperdere energia vitale (prana) esternamente e far salire l'energia Kundalini.

Il Mula Bandha è costituito dai muscoli del pavimento pelvico che vengono contratti in alcune asana. Questa è la zona di Muladhara Chakra che è il primo chakra, quello della radice, sede dell’energia Kundalini. La contrazione di questi muscoli (fra il perineo e l’ano) permette la tonificazione degli organi pelvici, intestino, sfinteri, genitali e vescica urinaria oltre ad accrescerel'energia sessuale.

L’Uddiyana Bandha (volare alto) si esegue coinvolgendo il diaframma,  in pratica contraendolo verso l’alto, durante l’espirazione, e tirando in dentro l’addome, risucchio dell'addome in apnea a vuoto. Eseguire questo bandha dona forza, stabilità ed equilibrio, massaggia i visceri e stimola il plesso solare.


Jalandhara Bandha (jala = ragnatela, dhara = sostenere) il sigillo della gola. Seduti, con il mento schiacciato verso la fossetta giugulare si esegue la semi-chiusura dell’epiglottide. Si ottiene una respirazione rallentata e rumorosa. In alcune posizioni, come l’aratro e la candela, è spontanea. Impedisce il disperdersi del Prana e rallenta il battito cardiaco.


Le otto membra rappresentano gli otto stadi attraverso i quali si giunge, gradatamente all’equilibrio interiore.

-      Il primo stadio riguarda il rapporto con gli altri e prescrive cinque astensioni (yama) di comportamento: eliminare la paura e l’odio, alla base della violenza; rifiutare la falsità; accontentarsi di ciò che si possiede; condividere ciò che si ha con gli altri; controllare la propria sessualità.

-      Il secondo stadio si riferisce a se stessi, adempimenti da osservare (Nyama): la purezza del corpo, della mente e delle azioni;  sentirsi appagati di ciò che si ha; rigorosa condotta morale; lo studio dei testi; abbracciare lo spirito cosmico attraverso la continua analisi interiore.

-      Il terzo stadio si riferisce a una serie di posizioni, chiamate asana: le asana permettono di raggiungere il controllo del corpo.

-      Il quarto stadio insegna il controllo della respirazione, pranayama: attraverso la consapevolezza del nostro respiro ci si connette con il soffio vitale, prana in sanscrito, che pervade l’intero universo.

-      Il quinto stadio (Pratyahara) insegna il digiuno dei sensi, a staccarsi da ciò che è materiale: con l’allontanamento dalle pulsioni dei sensi.

-      Il sesto stadio insegna la concentrazione, a focalizzarsi su un unico punto (Dharana) per giungere al controllo, sempre più preciso, della mente attraverso delle pratiche come la ripetizione dell’ohm e dei mantra.

-      Il settimo stadio (Dhyana) è costituito dalla meditazione che svuota la mente.

-      L’ottavo stadio (Samadhi) è il nirvana, l’autocoscienza, l’estasi della consapevolezza profonda dell’appartenenza all’intero universo, la rinascita.

Non è un cammino semplice da intraprendere, in genere si viene seguiti da un guru, l’uomo che porta il discepolo dal buio (gu) alla luce (ru) e che trasmette oralmente i rudimenti di questa disciplina millenaria.
I discepoli in India vivono negli ashram, specie di monasteri.

Nei corsi di ashtanga yoga gli studenti apprendono le asana in ordine preciso e rigoroso che prevede una serie di 8 o 10 saluti al sole, seguiti da asana in posizione eretta e da 6 sequenze principali di posture, serie primaria,  secondaria e avanzata con un mantra conclusivo. E’ richiesta, e necessaria, una pratica quotidiana. Le asana sono collegate fra loro da movimenti di passaggio  (vinyasa) e in armonia con la respirazione.
L’Ashtanga Yoga non rappresenta una pratica semplice e di immediata attuazione, occorrono anche anni di pratica per avanzare nelle varie serie di asana, intendendo per asana non solo la semplice esecuzione della posizione, ma l’interiorizzazione che è alla base della pratica stessa.



Scritto da Angela Ballarati
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Fonti   Alimentazione e benessere secondo natura Fabbri ed. - https://it.wikipedia.org/wiki/Ashtanga_Vinyasa_Yoga- https://it.wikipedia.org/wiki/Pata%C3%B1jali_(filosofo)YOGA PER CURARSI IN CASA Lyra libri – Guida allo yoga pratico Mondadori









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