lunedì 24 luglio 2017

Papavero o rosolaccio, proprietà, utilizzi e tradizione

Il Papavero o rosolaccio ha proprietà sedative, tossifughe, espettoranti e coloranti
Si fa notare ad ogni margine di strada, nei campi di grano e negli incolti
Chi non ha mai voluto fotografare i papaveri rossi nei campi di grano, macchie di fuoco negli incolti?

Il papavero possiede proprietà sedative, tossifughe, espettoranti e coloranti.

Il Papaver rhoeas della famiglia delle Papaveraceae ricorda il pericoloso Papavero sonnifero (Papaver Somniferum), appartengono alla stessa famiglia botanica,ma dal secondo si ricavano oppio e derivati, tanto utili quanto dannosi.

Il Somniferum ha petali bianchi con leggeri riflessi rosati e dalla sua capsula, non ancora giunta a maturazione, si ricava il lattice che servirà a produrre oppio, molto utilizzato anche in medicina.

Il rosolaccio è da considerarsi innocuo, tanto più che si utilizzano i petali e non le capsule (ciò non esime dalla cautela), anche se in passato, nella medicina popolare, si utilizzavano. Infatti, le capsule producono una succo lattiginoso con un leggero effetto narcotico per gli alcaloidi contenuti.

La pianta

Il papavero è un’erbacea annuale con radice fusiforme, fusto eretto, peloso e ramificato che può raggiungere i 60 cm.

Alcuni nomi locali attribuiti sono: Papavar, Garusola in Lombardia, Puavere in Veneto, Rusalena in Emilia, Papagnello in Campania, Papagna in Puglia e Paparina in Sicilia.

Le foglie basali formano una fitta rosetta, sono alterne e pelose, con peli setosi e morbidi.

Prima della fioritura i boccioli sono penduli. A giugno-luglio compaiono i fiori, di un bel rosso acceso con una macchia nera alla base di ciascun petalo; la corolla  è composta da quattro petali tondeggianti di colore rosso vivo e spesso provvisti di una macchia nerastra alla base; gli stami, numerosi, sono neri.

Il frutto è una capsula ovale-oblunga con numerosi semi neri.
Il papavero cresce dalla zona submontana fino al mare ed è considerato infestante.

La droga, ossia la parte di interesse fitoterapico, è costituita dai petali che si raccolgono alla fioritura, in maggio-luglio, staccandoli delicatamente.
I petali si essiccano all’ombra e si conservano in recipienti di vetro al riparo dalla luce.

Presente nei campi di frumento (un tempo insieme ai fiordalisi) e orzo, lo si trova a lato delle strade, fra le macerie, negli incolti e nei fossati.


Cosa CONTIENE e quali sono le sue PROPRIETA’


Contiene acido meconico, resine, mucillagini e sostanze coloranti.
I principi attivi sono alcaloidi, antociani, tannini e mucillagini.
La readina è un alcaloide che conferisce proprietà sedative ed è contenuta in tutta la pianta eccezion fatta per i semi.
Dai semi si ricava un olio composto da acido linoleico, stearico, palmitico ed oleico.

Nelle parti aeree e nelle radici è presente la protopina, un alcaloide,  incontrato anche nella Fumaria e nel Papavero Californiano, che sembra inibire il recettore dell’istamina H1 e che agisce anche come analgesico (http://www.wikiwand.com/es/Protopina).

Nelle parti aeree sono contenuti sanguinaria, coptisina (presente anche nell’escolzia o papavero californiano) e cheleritrina.

Non presenta morfina, codeina e papaverina, tipici del papavero da oppio.

Il papavero possiede proprietà sedative, tossifughe, espettoranti, leggermente ipnotiche e coloranti.

E’ leggermente sedativo, bechico (antiussivo), soprattutto per la pertosse e le bronchiti acute.
Favorisce la sudorazione (proprietà diaforetica) e per uso esterno possiede proprietà lenitive e disarrossanti.




                                                  
IMPIEGHI

Infuso di papavero: lascare riposare per 10 minuti in 2,5 dl di acqua calda 1g di papavero (petali essiccati). Trascorso il tempo filtrate e addolcite con un cucchiaino di miele. Una tazza di sera combatte l’insonnia e il nervosismo.

Per il mal di gola versate una tazza di acqua bollente su 10 g di altea e 1 g di papavero (petali) per 10 minuti. Filtrate e fate gargarismi.

Si utilizza l’infuso e lo sciroppo per l’insonnia, il nervosismo, l’eccitazione, l’ansia, la tosse e la bronchite.

Per uso esterno si consigliano le compresse imbevute dell’infuso: per il mal di denti, per la pelle arrossata o  per uso cosmetico come antirughe.

In cucina si utilizzano i giovani germogli crudi in insalata oppure saltati in padella, fritti in pastella o in minestre e risotti. In Friuli le foglie intorno alla radice, raccolte prima della fioritura, si lessano e si passano in padella. Il sapore è delicato e leggermente amarognolo. Crude,con altre verdure e condite con olio sale e limone sono una gustosa insalata. In Romagna si utilizzano crude dopo averle tritate e lasciate macerare sotto sale per 24/36 ore, dopo averle strizzate si utilizzano per fare da ripieno al famoso “Cassone”.

Messèguè scrive del papavero: “… sorriso vermiglio che la natura in festa rivolge agli uomini … lo vedo come simbolo della vita, della gioia, dell’appagamento e della felicità.
… i semi raccolti nelle capsule sono considerati lievemente narcotici, sudoriferi, espettoranti e calmanti. I fiori di papavero sono uno degli ingredienti della celebre Tisana dei 4 fiori, insieme con piede di gatto (Antennaria), malva e farfara. Raccomando questa preparazione a tutti i sofferenti di disturbi respiratori, ai bronchi, alla faringe e al retro-bocca.
Usate il papavero per curare le insonnie, per combattere il nervosismo, l’ansietà, l’angoscia, gli spasmi di stomaco e dell’intestino come pure tutti i dolori di origine nervosa (nevralgie facciali, degli arti ecc.).
Fateli essiccare rapidamente all’aria su della carta o su un telo … se dovessero scolorirsi o tendere al nero, sarebbe segno che sono stati esposti all’umidità e che si sono sciupati. Bene essiccati, li conserverete in barattoli a chiusura ermetica.”

CURIOSITA’

Le proprietà coloranti del Rosolaccio sono dovute principalmente alla presenza nei petali di antociani dal colore rosso vinoso che in passato sono stati sfruttati dalle donne per truccare le labbra e le guance.

Nella medicina popolare è stato utilizzato come sedativo per i bambini, per indurre il sonno e per diminuire la febbre catarrale e reumatica. Si preparavano degli infusi con 4 o 5 petali.

I semi di papavero che comunemente vengono aggiunti alle insalate, venduti nei negozi di alimentazione naturale, non hanno nulla a che vedere con il Papaver Rhoeas, ma sono i semi del Papaver nigrum e del Papaver setigerum dal cui baccello, una volta che il fiore è secco, si ricavano i semi.

C’è chi lo vuole originario della Bulgaria o della Turchia, ma è stato ritrovato anche nelle tombe egizie. I greci mangiavano le giovani foglie in insalata.
Il nome papavero deriva dalla lingua celtica  “Papa” che significa pappa perché si miscelava l’estratto o il succo del papavero rosso alla pappa dei bambini per indurre il sonno e rhoeas significa “cado” e fa riferimento alla precoce caduta dei petali.

Nel mondo anglosassone è dedicato alla memoria delle vittime sui campi di battaglia, della prima e della seconda guerra mondiale, in ricordo dei caduti.
A questo si ispirò De Andrè per la canzone “La guerra di Piero”.
Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall’ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.
(Fabrizio De André)

AVVERTENZE. Il rosolaccio non ha nulla a che vedere con i papaveri da oppio, ma in dosi elevate può causare intossicazioni e avvelenamenti. In mancanza di precise conoscenze di ordine chimico e farmacologico le capsule non vanno assolutamente utilizzate. In generale è innocuo, ma è sconsigliato in gravidanza e allattamento. Chiedere sempre il parere medico. Non utilizzare in associazione ad altre sostanze ipnotico-sedative.


Scritto da Angela Ballarati
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Erbe che curano Giunti Demetra – Il mio erbario Messèguè – Scoprire riconoscere usare le erbe Fabbri - https://it.wikipedia.org/wiki/Papaver_rhoeas

domenica 16 luglio 2017

Meliloto officinale: proprietà e utilizzi

 Il MELILOTO possiede proprietà sedative, antispasmodiche, digestive, diuretiche, espettoranti, decongestionanti e astringenti.
E’ utile, per il suo effetto vasotonico, nelle stasi venose e linfatiche: edemi, gonfiori alle gambe, cellulite, ritenzione idrica ed emorroidi.


E’ utile nell’insonnia dovuta ad ansia e nei crampi allo stomaco per nervosismo.


LA PIANTA

Il meliloto, Melilotus officinalis della famiglia delle Leguminosae, è una pianta erbacea annuale o biennale che cresce a cespuglio e che arriva all’altezza di 1,5 m.
I nomi locali attribuiti sono: Cavalin in Piemonte, Trifoglio cavallino in Lombardia, Spagna salvadega in Veneto, Erba vetturina in Toscana, Trifoglio melato in Puglia, Erba vetarina nelle Marche.
I fusti sono semplici o più spesso ramificati con l’interno cavo. Le foglie sono trifogliate (divise in 3 foglioline piccole) mentre i fiori si riuniscono a grappoli composti da 30/70 fiorellini di colore giallo. Il frutto è un legume bruno-nerastro, mentre i semi sono ovoidali e di colore verde-giallastro.
Cresce in Europa e in Asia occidentale, dal mare alla regione submontana di tutta l’Italia,  nei campi, nei luoghi incolti e assolati, lungo le strade.

La droga, ossia la parte di interesse fitoterapico, è rappresentata dalle sommità fiorite.
Le sommità fiorite si raccolgono tra giugno ed agosto tagliando solo i rametti flessibili, non quelli induriti e quando il tempo è asciutto. La pianta deve essere essiccata molto bene perché l’umidità può sviluppare una muffa che trasforma le cumarine in dicumarolo, sostanza tossica utilizzata come topicida e che interferisce con la coagulazione. Il meliloto non agisce direttamente sulla coagulazione del sangue.
La raccolta non provoca danni alla specie, ma è importante che la pianta non venga divelta e che si lascino sempre integri alcuni grappoli fiorali.
Viene considerata pianta da foraggio che assume, a volte, carattere infestante.  
Le sommità, riunite in mazzi, si essiccano all’ombra e si conservano in sacchetti di carta o tela.

COSA CONTIENE

La pianta contiene cumarine e derivati cumarinici che esplicano attività antiedematosa e cicatrizzante che la rendono utile in caso di insufficienza venosa e stasi linfatiche.
La principale cumarina presente è il melitoside con attività vasoprotettiva, attività simile all’escina contenuta nell’ippocastano.
Contiene flavonoidi che possiedono proprietà antisettiche e diuretiche.
Sono presenti tannini, olio essenziale, resine e amido.

PROPRIETA’

Il meliloto possiede proprietà sedative, antispasmodiche, digestive, diuretiche, espettoranti, decongestionanti e astringenti.
Le sommità fiorite contengono derivati cumarinici che conferiscono al meliloto un gradevole odore di fieno ed esplica, grazie alle proprietà delle cumarine, un effetto vasotonico.
E’ utile nelle stasi venose e linfatiche.
Fluidifica il sangue ed è indicato nei pruriti, nei gonfiori e nei crampi degli arti inferiori dovuti a cattiva circolazione.
Ha una funzione tonica, antiedemigena (che impedisce la formazione di edemi), antinfiammatoria nelle affezioni venose ed è in grado di effettuare un drenaggio linfatico: si usa nell’insufficienza venosa, negli edemi e nei gonfiori delle gambe, nelle flebiti, nelle emorroidi, nella ritenzione idrica e nella cellulite.
Nei colliri ha un’azione disinfiammante e decongestionante della sclera.
Il meliloto è anche utile nei casi di insonnia dovuta ad ansia o eccitabilità, ma anche eccessiva stanchezza, infatti le cumarine agiscono sul sistema nervoso centrale e contribuiscono a calmare gli stati di sovraeccitazione. Una tisana prima di andare a dormire induce calma e favorisce il sonno.
L’azione antispasmodica fa del meliloto un ottimo calmante in caso di crampi allo stomaco dovuti a nervosismo o ipereccitazione.
E’ un sedativo delle nevralgie, della tosse e degli spasmi delle vie urinarie.

Uno studio condotto sui ratti (Dipartimento di Neurologia di Shandong, Cina) ha valutato l’effetto protettivo dell’estratto di Melilotus Officinalis sui tessuti cerebrali in ischemia cerebrale acuta ed ha concluso che l’estratto di Meliloto migliora l’apoptosi (morte cellulare programmata) nei ratti ischemici, diminuendo la trombosi cerebrale, lo stress ossidativo e dei mediatori infiammatori (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28320101).
Anche questo studio, condotto sui ratti e quindi da considerare come inizio per ulteriori indagini sperimentali, valuta l’effetto antiossidante e chelante nei confronti del ferro. L’eccesso di ferro genera radicali liberi provocando danni agli organi. Il contenuto in flavonoidi e composti fenolici che possiedono proprietà chelanti, del Meliloto, dimostra come l’estratto di Meliloto possieda una possibile azione, come chelatore di ferro, aumentando l’escrezione del ferro nelle urine e nelle feci (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27626608).

L’estratto di Meliloto è utilizzato nella tradizione della Medicina Tradizionale Cinese (MTC) come antinfiammatorio, antiossidante e inibitore della permeabilità capillare (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25405912).
La tradizione popolare attribuisce al meliloto una blanda azione sedativa, simile alla camomilla, ed è anche utilizzato come diuretico e come balsamico espettorante nella tosse.


COME SI UTILIZZA

Si trova come tintura madre, già preparata nelle erboristerie, ottenuta dalla macerazione della pianta intera, foglie, radici e sommità fiorite in una miscela di alcol alimentare e acqua per circa tre settimane.

Come tisana si prepara versando 100 ml di acqua bollente su 2 g di sommità fiorite. Si lascia riposare per 10 minuti e si filtra. Per i disturbi della digestione, le nevralgie e l’emicrania.

L’infuso per uso esterno si ottiene mettendo in infusione 40 g di pianta in un litro di acqua bollente. Lasciare in infusione fino ad ottenere un liquido di colore marroncino.  Si utilizza: in compresse sulle varici o anche sulle palpebre, per lavare piccole abrasioni, per eruzioni e per sciacqui in caso di infiammazioni  della bocca e della gola.
Gli infusi di Meliloto sono stati impiegati soprattutto per il trattamento decongestionante delle palpebre e delle zone attorno agli occhi, della bocca, del naso, della gola e per lavare, in caso di necessità, piccole ferite, abrasioni, foruncoli, pustolette. Le preparazioni di Meliloto vanno usate con cautela e senza abusi.

L’Università Federico II di Napoli (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23844756) ha valutato a lungo termine la somministrazione di flavonoidi di Centella e Meliloto in pazienti diabetici, diabeti di tipo 2, con edema maculare (CME senza addensamento maculare) concludendo che la combinazione forniva la conservazione della sensibilità retinica durante i 36 mesi di follow-up rispetto ai pazienti non trattati.

IN CUCINA

In cucina vengono utilizzate le sommità, anche quelle fiorite, nelle insalate con altre erbe selvatiche primaverili. Per il suo aroma particolare si utilizza, essiccata, come spezia per insaporire frittate e sughi.

CURIOSITA’ e un po’ di STORIA

Nei campi si trova anche un’altra specie delle stesso genere, il Meliloto Alba, ricco di nettare e molto ricercato dalle api.
Come il fiordaliso e la piantaggine è chiamato “spezza occhiali” per la proprietà di decongestionare gli occhi affaticati.
L’importanza fitoterapica di questa pianta fu osservata studiando casi di sindrome emorragica nelle bestie da pascolo che avevano ingerito piante di meliloto e trifoglio deteriorate.
Il nome deriva dal greco meli, che significa miele, e lotos, trifoglio o biada.

 

CONTROINDICAZIONI. Il parere medico è d’obbligo quando si intende farne una terapia o quando si assumono farmaci o si è affetti da patologie. A chi è in cura con antinfiammatori, anticoagulanti o ha problemi di coagulazione del sangue: avendo il meliloto proprietà anticoagulanti non è indicato. Ad alte dosi il meliloto può indurre nausea, mal di testa, lesioni gastriche ed epatotossicità.


Scritto da Angela Ballarati
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Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a scopo informativo, si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare, evitare in caso di ipersensibilità accertata verso uno dei componenti. I suggerimenti e le indicazioni descritte in quest'articolo non intendono in alcun modo sostituire le terapie consigliate dal proprio medico curante. L'autrice non è responsabile delle possibili conseguenze legate all'incompleta od erronea interpretazione del testo. Le foto e i testi sono riproducibili, non a scopo di lucro, altrove, solo citando la fonte: autore e link attivo del blog. Questo blog non rappresenta una testata giornalistica poiché è aggiornato senza nessuna periodicità, pertanto , non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07.03.2001.
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