martedì 31 marzo 2020

Ashtanga yoga: yoga delle otto membra

Ashtanga Yoga


foto Mohammed Hassan


La leggenda narra che fu il dio indiano Shiva a rivelare lo yoga a un saggio,  di nome Matsyendra, perché insegnasse all’uomo, sempre più dimentico delle proprie origine divine, la via per riconquistare l’equilibrio tra corpo e mente.
La parola yoga significa, infatti, unione: tra il corpo e la mente, tra l’uomo e lo spirito cosmico.
E’ un sistema religioso e filosofico di antichissima origine. Più che una dottrina, lo yoga è un metodo che si propone di mettere l’uomo in armonia con le forze del cosmo e della natura.

Lo yoga è quindi un mezzo, alla portata di chiunque, per acquistare maggiore coscienza di sé che, secondo questa disciplina, passa attraverso una maggiore padronanza del proprio corpo.

L’equilibrio si raggiunge quando l’uomo impara a far cessare le “fluttuazioni della mente” in modo da entrare in rapporto con l’essenza suprema del cosmo.

Il cammino non è breve e viene descritto dalla dottrina,  nata oltre 3000 anni fa nella valle dell’Indo, dell’Ashtanga Vinyasa Yoga che significa Yoga delle otto membra. e Vinyasa significa, letteralmente, “sistema di respiro in movimento”.

La via da seguire passa attraverso otto stadi, una specie di allenamento graduale dove, i primi step sono perlopiù fisici, i successivi intermedi sono sia fisici che spirituali, mentre quelli superiori sono totalmente spirituali. I primi quattro stadi sono azioni fisiche  che rappresentano il presupposto fondamentale per l’evoluzione ai successivi quattro stadi,  più spirituali e interiori.

Le otto membra sono descritte in un antico testo: Yoga Sutra di Patanjali.
Patanjali fu il primo a trascrivere gli insegnamenti, fino ad allora tramandati oralmente, alla base dello Yoga classico (Yoga darsana), sistema filosofico-religioso dell’induismo ortodosso, e per questo viene considerato il fondatore del Raja Yoga.

Il suo Yoga Sutra contiene 196 aforismi (sutra) che costituiscono gli Yoga Sutra e che spiegano, attraverso il controllo di sé, la padronanza della mente e della sua attività (vritti), come arrivare all’intima unione con la Divinità interiore.
L’Ashtanga Yoga è stato reso famoso in tutto il mondo grazie a Pattabhi Jois (“Il corpo non è rigido, la mente è rigida”)  che fu allievo di Krishnamacharya e lo sostituì nell’insegnamento. E’ grazie al sultano di Mysore che fu aperta la prima scuola di Ashtanga Yoga in India.

In Occidente si pratica perlopiù l’Hatha Yoga, o yoga della volontà che attribuisce importanza rilevante agli stadi preliminari.  L’Ashtanga Yoga è una pratica diversa derivante dall’Hatha Yoga, pratica più tradizionale e ortodossa.
Molte scuole si limitano allo svolgimento delle asana e a qualche rilassamento, in questo modo la pratica profonda dello yoga non viene compresa appieno.
Pur avendo origini comuni con l’Ashtanga yoga, l’Hatha yoga è più semplice e meno impegnativo, cosa che lo ha reso famoso in tutto l’Occidente.

Ashtanga yoga: il suo nome significa yoga delle otto membra o delle otto tappe.

E’ una forma di Yoga dinamico definita anche come “meditazione in movimento”. Nell’Ashtanga le posizioni fisse dell’Hatha Yoga, le asana, si avvicendano in un tutt’uno fluido e armonico che coordina respirazione (pranayama), sguardo (Drishti) e movimento, dove si impara a dirigere la mente in una direzione senza distrazioni.

Drishti, il termine significa letteralmente “fissare lo sguardo”, è lo sguardo che, durante l’esecuzione delle asana, viene fissato in un punto preciso: ombelico, terzo occhio, punta del naso, mani e piedi sono i più frequentemente utilizzati. La funzione dei Drishti è di incanalare la forza vitale verso l’interno in modo da non disperderla.

Nella pratica sono importanti, oltre ai Drishti, i Bandha.
I Bandha, la parola significa chiusura, sono delle contrazioni volontarie che vedono coinvolti alcuni muscoli. Come i Drishti permettono di non disperdere energia vitale (prana) esternamente e far salire l'energia Kundalini.

Il Mula Bandha è costituito dai muscoli del pavimento pelvico che vengono contratti in alcune asana. Questa è la zona di Muladhara Chakra che è il primo chakra, quello della radice, sede dell’energia Kundalini. La contrazione di questi muscoli (fra il perineo e l’ano) permette la tonificazione degli organi pelvici, intestino, sfinteri, genitali e vescica urinaria oltre ad accrescerel'energia sessuale.

L’Uddiyana Bandha (volare alto) si esegue coinvolgendo il diaframma,  in pratica contraendolo verso l’alto, durante l’espirazione, e tirando in dentro l’addome, risucchio dell'addome in apnea a vuoto. Eseguire questo bandha dona forza, stabilità ed equilibrio, massaggia i visceri e stimola il plesso solare.


Jalandhara Bandha (jala = ragnatela, dhara = sostenere) il sigillo della gola. Seduti, con il mento schiacciato verso la fossetta giugulare si esegue la semi-chiusura dell’epiglottide. Si ottiene una respirazione rallentata e rumorosa. In alcune posizioni, come l’aratro e la candela, è spontanea. Impedisce il disperdersi del Prana e rallenta il battito cardiaco.


Le otto membra rappresentano gli otto stadi attraverso i quali si giunge, gradatamente all’equilibrio interiore.

-      Il primo stadio riguarda il rapporto con gli altri e prescrive cinque astensioni (yama) di comportamento: eliminare la paura e l’odio, alla base della violenza; rifiutare la falsità; accontentarsi di ciò che si possiede; condividere ciò che si ha con gli altri; controllare la propria sessualità.

-      Il secondo stadio si riferisce a se stessi, adempimenti da osservare (Nyama): la purezza del corpo, della mente e delle azioni;  sentirsi appagati di ciò che si ha; rigorosa condotta morale; lo studio dei testi; abbracciare lo spirito cosmico attraverso la continua analisi interiore.

-      Il terzo stadio si riferisce a una serie di posizioni, chiamate asana: le asana permettono di raggiungere il controllo del corpo.

-      Il quarto stadio insegna il controllo della respirazione, pranayama: attraverso la consapevolezza del nostro respiro ci si connette con il soffio vitale, prana in sanscrito, che pervade l’intero universo.

-      Il quinto stadio (Pratyahara) insegna il digiuno dei sensi, a staccarsi da ciò che è materiale: con l’allontanamento dalle pulsioni dei sensi.

-      Il sesto stadio insegna la concentrazione, a focalizzarsi su un unico punto (Dharana) per giungere al controllo, sempre più preciso, della mente attraverso delle pratiche come la ripetizione dell’ohm e dei mantra.

-      Il settimo stadio (Dhyana) è costituito dalla meditazione che svuota la mente.

-      L’ottavo stadio (Samadhi) è il nirvana, l’autocoscienza, l’estasi della consapevolezza profonda dell’appartenenza all’intero universo, la rinascita.

Non è un cammino semplice da intraprendere, in genere si viene seguiti da un guru, l’uomo che porta il discepolo dal buio (gu) alla luce (ru) e che trasmette oralmente i rudimenti di questa disciplina millenaria.
I discepoli in India vivono negli ashram, specie di monasteri.

Nei corsi di ashtanga yoga gli studenti apprendono le asana in ordine preciso e rigoroso che prevede una serie di 8 o 10 saluti al sole, seguiti da asana in posizione eretta e da 6 sequenze principali di posture, serie primaria,  secondaria e avanzata con un mantra conclusivo. E’ richiesta, e necessaria, una pratica quotidiana. Le asana sono collegate fra loro da movimenti di passaggio  (vinyasa) e in armonia con la respirazione.
L’Ashtanga Yoga non rappresenta una pratica semplice e di immediata attuazione, occorrono anche anni di pratica per avanzare nelle varie serie di asana, intendendo per asana non solo la semplice esecuzione della posizione, ma l’interiorizzazione che è alla base della pratica stessa.



Scritto da Angela Ballarati
Metti “mi piace” sulla mia pagina facebook: benessere natural-mente
Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a scopo informativo, si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare, evitare in caso di ipersensibilità accertata verso uno dei componenti. I suggerimenti e le indicazioni descritte in quest'articolo non intendono in alcun modo sostituire le terapie consigliate dal proprio medico curante. L'autrice non è responsabile delle possibili conseguenze legate all'incompleta od erronea interpretazione del testo. Le foto e i testi sono riproducibili, non a scopo di lucro, altrove, solo citando la fonte: autore e link attivo del blog. Questo blog non rappresenta una testata giornalistica poiché è aggiornato senza nessuna periodicità, pertanto , non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07.03.2001.
Fonti   Alimentazione e benessere secondo natura Fabbri ed. - https://it.wikipedia.org/wiki/Ashtanga_Vinyasa_Yoga- https://it.wikipedia.org/wiki/Pata%C3%B1jali_(filosofo)YOGA PER CURARSI IN CASA Lyra libri – Guida allo yoga pratico Mondadori









domenica 15 marzo 2020

Il tè: nero, verde, bianco, rosso, matcha, bancha ...


Il tè: nero, bianco, verde, rosso
La pianta
Cosa contiene, i principi attivi e il loro effetto
Quando può essere utile
Come preparare un buon tè
I tè più conosciuti
Tè matcha, la macrobiotica e il tè bancha
Controindicazioni

foto Jsbaw7160

Il tè è una bevanda conosciuta e consumata in tutto il mondo, ne esistono varietà per tutti i gusti e tutti i palati ed è ricchissimo di proprietà. Si calcola che in tutto il mondo si consumino circa 300 miliardi di tazze l’anno, gli italiani ne consumano circa 100 g a testa, consumo che tende a salire.


Il tè verde e il tè nero provengono dalle foglie della  stessa pianta: la Camellia Sinensis. Tutte le varietà di tè provengono dalla medesima pianta, anche il tè bianco, il tè giallo e l’oolong, a cambiare sono i trattamenti a cui sono sottoposti.

La pianta

La pianta del tè è un piccolo albero sempreverde, Camelia sinensis della famiglia botanica delle teaceae, originaria della Cina meridionale e della Birmania, dove viene coltivata fin dall’antichità.

Il suo habitat naturale è nei paesi a clima mite con precipitazioni abbondanti e ad altitudini comprese fra i 500 e i 2000 m;  maggiore è l’altitudine, migliore è la qualità del tè, infatti i tè high grow sono più pregiati rispetto ai medium grow. Oggi viene coltivato in molti stati: Indonesia, Kenya, Mozambico, Tanzania, Brasile,Russia meridionale …

Presenta foglie seghettate di colore verde scuro e profumati fiori bianchi: allo stato spontaneo può raggiungere i 15 m di altezza.
La pianta del tè può dare fino a dieci raccolti l’anno anche se i più pregiati si raccolgono soltanto in  primavera. Dopo il raccolto si prosegue con la lavorazione: da 4 kg di foglie si ottiene 1 kg di tè.


Cosa contiene

Il tè è ricco di alcaloidi, tannini, oli essenziali, flavonoidi, vitamine del gruppo B e minerali come il calcio, il ferro, il fluoro, il fosforo, il magnesio, il potassio, il rame e il sodio.

Caffeina e teina sono due nomi che indicano la stessa molecola, un alcaloide  presente anche nel cacao (teobromina), nella cola, nel guaranà (guaranina), nel mate (mateina) e naturalmente nel caffè. E’ presente nelle foglie, nei semi e nei frutti, dove funge da difesa come insetticida naturale, paralizzante, o con effetto  tossico per  gli insetti.

Un altro alcaloide presente nel tè è la teofillina, contenuta anche nei semi del caffè e del guaranà, viene utilizzata come farmaco antiasmatico e la sua concentrazione, nei vari tipi di tè, varia in base alla durata dell’infuso e al tipo di tè. La teofillina è una metilxantina il cui utilizzo clinico avvenne nel 1902 come diuretico, furono necessari altri 20 anni per scoprire le sue potenzialità come antiasmatico.
La teofillina ha effetti stimolanti sul sistema nervoso e in particolare: rilassa la muscolatura bronchiale, aumenta la frequenza cardiaca e la contrattilità del muscolo cardiaco e ha un’azione di tipo antinfiammatorio.

Viene utilizzata, sempre come broncodilatatore, anche in medicina veterinaria.

La caffeina presenta una dose tossica e letale per l’uomo  raggiungibile solo con un forte abuso degli alimenti che la contengono naturalmente. Il caffeinismo rappresenta una forma di dipendenza da abuso.

La caffeina aumenta i livelli di adrenalina, stimola il sistema nervoso simpatico portando ad un aumento del battito cardiaco e dell’afflusso di sangue ai muscoli, a una diminuzione dell’afflusso di sangue alla pelle e agli organi interni e al rilascio di glucosio del fegato. Inoltre facilita la trasmissione della dopamina (neurotrasmettitore e neurormone che aumenta la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca)  e del glutammato (con la memoria).

Il tè nero contiene alte concentrazioni di caffeina/teina mentre la teofillina è presente in quantità minime; maggiore è il tempo di infusione e maggiori sono le concentrazioni dei due alcaloidi.
A fine articolo un approfondimento sulla dopamina.


Quando può essere utile

Il tè è uno stimolante per il suo contenuto di caffeina, anche se ne contiene  la metà rispetto ad una tazzina di caffè e il suo effetto è più dolce in quanto i tannini ne mitigano l’assorbimento. Quindi la caffeina agisce meno intensamente rispetto a quella contenuta nel caffè.

Sugli effetti del tè, nella letteratura scientifica, sono pubblicati innumerevoli studi e ricerche, solo sulle sue proprietà antitumorali sono oltre 1000.
Questo studio https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4055352/ riassume i lavori  che a partire dal 1988 sono stati pubblicati e che suggeriscono come le catechine e le teaflavine, presenti nel tè, possono ridurre il rischio di vari tipi di tumori nell’uomo.

-      Il tè stimola il metabolismo aiutando in caso di diete ipocaloriche.

-      Le foglie contengono fluoro, combatte l’alitosi, le carie e la placca. Si parla di tè nero.

-      I sali minerali contenuti nel tè lo rendono un buon riequilibrante idrico-salino e lo rendono adatto, sia caldo in inverno che freddo in estate, per gli sportivi e per reintegrare i sali minerali persi con il sudore.

-      E’ utile in caso di diarrea per la funzione astringente dei tannini contenuti. Perfetto con l’aggiunta di  limone.

-      Il tè contiene teofillina, presente in preparazioni per la cura dell’asma e delle riniti allergiche. Le sostanze contenute agiscono come broncodilatatori https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23672674  https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20859807

-      In caso di occhiaie, occhi gonfi, arrossamenti e impurità della pelle: i tannini liberano le impurità della pelle rendendola più elastica e tonica. Applicare, per 20 minuti circa,  sulla zona interessata, delle pezzuole imbevute di tè nero forte. Ripetere l’operazione 2 volte al giorno fino a miglioramento, in alternativa è possibile utilizzare direttamente le bustine.


I tipi di tè


I tipi di tè si distinguono sulla base delle lavorazioni subite. Le lavorazioni  si suddividono in: appassimento, arrotolamento, fermentazione ed essicazione.
Con l’appassimento le foglie raccolte vengono aerate con correnti di aria calda per renderle morbide e flessibili.
Con l’arrotolamento, effettuato con macchinari, si rompono le cellule delle foglie che rilasciano oli essenziali ed enzimi che a contatto con l’ossigeno provocano ossidazione chiamata fermentazione.
La fermentazione è la fase che espone le foglie all’aria molto umida che provoca ossidazione e rilascio di aromi.
L’ultima fase è l’essicazione con aria calda e secca che blocca l’ossidazione.

Il tè verde. Non è fermentato. Il gusto del tè verde è più aspro e amaro del tè nero, ma il contenuto in tannini è superiore, mentre quello della caffeina è inferiore. Maggiore è il contenuto in antiossidanti.  Per approfondimenti https://benessere-natural-mente.blogspot.com/search?q=t%C3%A8+verde

Il tè nero. Le foglie di tè nero vengono lasciate appassire in camere ventilate perché si ammorbidiscano. Successivamente vengono arrotolate, permettendo al succo di fuoriuscire, e fermentate per diminuire i tannini e rendere il tè meno astringente. 
Il tè nero è il più diffuso in Occidente ed il suo gusto è più morbido del tè verde.  
Il tè Pu’er è un tè postfermentato che è un processo di fermentazione microbica a cui si sottopongono le foglie dopo che sono state essiccate e laminate. E’ una specialità cinese (Yunnan) e viene spesso indicato come tè nero e viene differenziato in base ad una ulteriore lavorazione in crudo stagionato.  In genere si acquista sfuso o in panetti. L’infusione si può ripetere parecchie volte senza perdere l’aroma. Come preparare il tè Pu’er: https://artedelricevere.it/infusione-orientale-pu-erh/

Il tè bianco, fermentato parzialmente, è coltivato principalmente in Cina, si ottiene dalle gemme o dalle prime foglie della pianta  che vengono lasciate ad essiccare alla luce del sole per prevenire l’ossidazione. Il nome deriva dalla peluria bianco-argentea che ricopre le gemme chiuse. E’ ricco di polifenoli e di metilxantine (teofillina) che agiscono sugli adipociti, la concentrazione nel tè bianco è superiore a quella del tè verde e del tè nero.

Il tè Oolong.  Chiamato anche tè blu è una via di mezzo fra il tè nero e il tè verde. La sua fermentazione viene fermata a metà.

Il tè giallo, come l’Oolong è un tè semifermentato.

Il tè scented. E’ un tè con aggiunta di frutta, fiori e spezie come la cannella, l’arancio o il bergamotto.

Il tè rosso viene chiamato tè impropriamente perché non deriva dalla Camellia Sinensis, come altri tipi di tè, ma dalle foglie dell’Aspalathus Linearis, pianta appartenente alla famiglia delle leguminose che cresce esclusivamente nella regione del Cederberg in Sudafrica. I tè rossi sono chiamati neri in Occidente e sono i tè fermentati come sopra riportato; il rooibos e il carcadè sono in realtà infusi. Dopo il raccolto, le foglie sono tritate, fatte fermentare e lasciate ad asciugare al sole. La caratteristica che lo differenzia dagli altri tè è che non contiene caffeina, sostanza eccitante, e può quindi essere utilizzato più frequentemente senza incorrere in controindicazioni per i più sensibili. Per approfondimenti: https://benessere-natural-mente.blogspot.com/2014/07/terosso-rooibos-antiossidante-dai.html

Si trovano anche tè che sono il frutto di attente miscelazioni.


I tè più conosciuti

I tè più venduti in Europa provengono, per la maggior parte, dalla Cina, dall’India e dallo Sri Lanka.

Fra i tè cinesi, dall’aroma delicato, i più conosciuti sono il Pekoe Orange, proviene dalla prima foglia della pianta e non ha nulla a che fare con le arance, mentre il Pekoe ordinario dalla seconda foglia, il Pekoe fiorito è prodotto solo dal germoglio.

I tè indiani e dello Sri Lanka sono miscele dall’aroma più intenso e, generalmente, prendono il nome dalla zona di provenienza come il Darjeeling, tè molto pregiato, che prende il nome dalla regione himalayana dove è coltivato.

Dello Sri Lanka è conosciuto  il Ceylon dal colore dorato e dal sapore pieno.

L’Earl Grey, prodotto sia in Cina che India, deve il suo nome al conte Grey al quale fu regalata una partita di questo tè. E’ un tè nero profumato al bergamotto.

English breakfast è una miscela, di tè neri, dal gusto forte e corposo.

Il tè Assam, prende il nome da una regione dell’India, ha un gusto deciso ed è ricco di tannini.

I Lemon tea sono una miscela di tè, aromatizzata al limone.

Fra i tè neri aromatizzati troviamo il Rose, aromatizzato con petali di rosa, lo
Spiced tea, aromatizzato con chiodi di garofano e scorze di arancia, il Vanilla, miscela di tè alla vaniglia.

Jasmin, prodotto in Cina è una miscela di tè neri e verdi aromatizzati al gelsomino.

Gunpowder è un tè verde prodotto in Cina e nell’isola di Taiwan (ex Formosa)
 dal gusto aromatico. E’ considerato il migliore tè cinese, accompagna tutti i piatti orientali ed è consigliato anche ai bambini per il suo basso contenuto di caffeina.

Il lung Ching è un tè cinese verde dal sapore delicato.

Come prepararsi un buon tè

Prepararsi  un tè non richiede grandi  conoscenze, però qualche particolarità nel tempo di infusione è utile conoscerla.
La tisana si ottiene versando 100 ml di acqua bollente su 5 g di foglie, si copre e si lascia in infusione da  2  a 10 minuti, in base al gusto individuale. Questo è il modo classico più conosciuto per la preparazioni in infusione.  Se vogliamo preparare un buon tè, meglio utilizzare quello sfuso (non in bustina) e per mantenere integri i principi del tè il suggerimento è quello di aggiungere nella tazza un po’ di acqua fredda per evitare che con l’acqua bollente le foglie si deteriorino e con esse quei composti sensibili al calore.
Con un’infusione breve, 2 o 3 minuti, si ottiene un tè  leggero, ideale come stimolante perché la caffeina si discioglie nell’acqua molto velocemente (la caffeina è idrosolubile).  Con un’infusione più prolungata, oltre i 3 minuti fino a 10, otteniamo un tè forte, con più tannini che rallentano l’assorbimento della caffeina.
Dolcificare il tè con zucchero o miele dipende dal gusto individuale, naturalmente è più calorico, ma occorre tener presente che l’aggiunta di latte, oltre a renderlo meno digeribile (vale anche per il caffè) neutralizza i polifenoli, noti antiossidanti.


Il Giappone, la macrobiotica e il tè

In Giappone si producono dei tè che si distinguono a seconda della parte di pianta utilizzata.
Queste bevande sono state portate in Occidente da George Ohsawa, il fondatore della macrobiotica, che ne ha diffuso l’uso per la cura delle malattie.

Il tè bancha si ottiene dalle foglie più vecchie, dopo il primo taglio, e rappresenta la bevanda macrobiotica per eccellenza. Contiene poca caffeina, favorisce la digestione e aiuta a riequilibrare gli scompensi yin-yang. I macrobiotici consigliano di mettere 1 o 2 cucchiaini di tè bancha in una teiera di ceramica, si versano 4 tazze di acqua bollente, si copre e si lascia in infusione per 5-10 minuti. Si filtra e si beve senza gettare il fondo del tè che verrà riutilizzato ripetendo l’operazione. Quando i fondi raggiungono 2-3 cm, di fondo, si getta tutto e si ricomincia. Il tè bancha è depurativo, diuretico, alcalinizzante e ricco di antiossidanti.

Il tè Kuchica è prodotto dai rametti della pianta del tè, privati delle foglie. In giappone è considerato il meno pregiato, inversamente in macrobiotica  è valutato come il più benefico. Non contiene caffeina, presente nelle foglie, ed è utile in caso di stanchezza, nausea, gastrite, nervosismo e disturbi della vescica. Si prepara mettendo 2 cucchiaini di tè, di tre anni, in una pentola con 4 tazze di acqua fredda, si porta a ebollizione e si cuoce per dieci minuti.

Il tè verde o Ryoku-Cha si ottiene dalle foglie più giovani e tenere raccolte in  primavera. E’ il più utilizzato dai macrobiotici ed è indicato per la digestione dei grassi animali e in caso di colesterolo alto. Si prepara versando 4 tazze di acqua bollente su 2 cucchiaini di tè, si copre e si lascia in infusione per 3-5 minuti.

E’ prodotto in Giappone anche il tè Matcha che sta ottenendo sempre maggiore popolarità. E’ un tè verde, fatto crescere al riparo dal sole, le cui giovani foglie vengono polverizzate e, aggiungendo acqua calda, producono una bevanda dalle molte proprietà.  Secondo alcuni studi conterrebbe otre 100 volte la percentuale di antiossidanti del tè verde. Il tè matcha è energizzante, stimola il metabolismo, favorisce la concentrazione e la memoria, riduce lo stress, è ricchissimo di antiossidanti e di clorofilla, il suo colore verde acceso ce lo indica. Il tè matcha è indicato, da alcune ricerche, come benefico sul sistema cardiocircolatorio e in caso di colesterolo alto.

Per saperne di più
La dopamina viene rilasciata da stimoli fisiologici come il cibo buono, il sesso, l’ascolto della musica o le sostanze stupefacenti.  Svolge funzione di controllo su: movimento, sensazione di piacere, la ricompensa, la produzione di prolattina, sonno, alcune facoltà cognitive e capacità di attenzione.
La cura della depressione consiste nel bloccare un recettore a cui si lega, per far liberare quanta più dopamina possibile e risollevare il tono dell’umore in modo farmacologico.
La dopamina è coinvolta nel determinare le proprietà motivazionali delle sostanze attive a livello del Sistema Nervoso Centrale (SNC). Sostanze come le anfetamine e la cocaina, stimolando i recettori e aumentando il tono dopaminergico, stimolano il rilascio e bloccano la ricaptazione neuronale,in soldoni:  c’è più dopamina in circolo che influisce sull’umore. La nicotina e altri alcaloidi contenuti nelle sigarette agiscono in modo analogo.
Gli antagonisti dopaminergici sono farmaci che si utilizzano in ambito psichiatrico e anche nella malattia di Parkinson e in misura minore come antidepressivi e nelle dipendenze.


Controindicazioni ed effetti collaterali. Il tè non presenta particolari controindicazioni se assunto correttamente.  L’abuso di tè o teismo induce stitichezza, problemi digestivi, disturbi a carico del cuore e dei reni. In caso di dosi elevate può insorgere irritazione e iperacidità gastrica, tremori, irrequietezza, palpitazioni, irritabilità, diminuzione dell’appetito, diarrea, mentre in caso di iperdosaggio anche nausea e spasmi addominali.
E’ bene ricordare che in caso di gastrite, ulcera peptica, allattamento e ipersensibilità è da evitare l’assunzione e da limitare in caso di patologie renali, cardiovascolari e tiroidee. In questi casi è meglio chiedere il parere medico e anche se si assumono farmaci perché interferisce con l’assorbimento. 
    
   
    Scritto da Angela Ballarati
Metti “mi piace” sulla mia pagina facebook: benessere natural-mente
Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a scopo informativo, si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare, evitare in caso di ipersensibilità accertata verso uno dei componenti. I suggerimenti e le indicazioni descritte in quest'articolo non intendono in alcun modo sostituire le terapie consigliate dal proprio medico curante. L'autrice non è responsabile delle possibili conseguenze legate all'incompleta od erronea interpretazione del testo. Le foto e i testi sono riproducibili, non a scopo di lucro, altrove, solo citando la fonte: autore e link attivo del blog. Questo blog non rappresenta una testata giornalistica poiché è aggiornato senza nessuna periodicità, pertanto , non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07.03.2001.