venerdì 24 aprile 2020

I 7 chakra


I  7 chakra: posizione, organi corrispondenti e oli essenziali indicati per liberare i blocchi energetici
La respirazione a narici alternate



I chakra sono sette punti (oltre a Surya e Chandra, due piccoli chakra ai lati dell’ombelico) distribuiti lungo la colonna vertebrale, in corrispondenza dei principali sistemi e apparati.
In questi sette punti, secondo la tradizione ayurvedica, sono concentrate tutte le energie vitali dell’uomo.
Chakra deriva dal sanscrito cakra, “disco”, “cerchio”, vengono infatti raffigurati così e assorbono il prana universale alimentando la nostra energia.
Ogni chakra è correlato a un plesso, un organo, un viscere, un colore, un odore, un suono,  a un elemento e alla relativa forma di questo elemento. Gli aromi di base (di anice, bruciato, canforato, etereo, floreale, di menta, piccante, putrido …) ricaricano e riequilibrano i chakra privi di energia.
I chakra non costituiscono la sola fonte energetica dell’essere umano, anche se sono fondamentali per i Veda, la spina dorsale è attraversata da Sushumna e intorno a lei si avvolgono Ida e Pingala. Insieme formano i tre Nadi principali.
Nadi significa tubo o canale (canali di luce) dove passa il prana, l’energia vitale. I testi sacri fanno menzione di 72.000 Nadi attraversati da quattro energie: il Prana, Vyana, Sapana e Apana, così come i sette chakra.
Le Nadi controllano il sistema energetico, fisico, nervoso e le principali sono, appunto, Ida, Pingala e Sushumna.

Sushumna parte dal primo chakra (Muladhara) e arrivo al settimo (Ajna). Questo canale si attiva con la respirazione consapevole che favorisce il fluire di Kundalini.

Ida controlla i processi mentali e il fluire della creatività attenuando la nostra identificazione con l’ego.  Scorre nella parte sinistra del corpo: inizia dalla parte destra e termina nella narice sinistra a cui è collegata. Rappresenta l’energia femminile, negativa e lunare. Rafforza l’apparato digerente e la digestione e adiuva lo svuotamento della vescica.

Pingala parte dalla parte sinistra del corpo e termina nella narice destra a cui è collegata. Controlla i sistemi vitali, attiva il metabolismo, stimola la produzione di adrenalina e aumenta il battito cardiaco. Sembra collegata al sistema simpatico così come Ida al parasimpatico, come antagonisti. Pingala è l’energia maschile, positiva e solare. Incoraggia l’ego a differenza di Ida e funzionano in modo alternato.

Le tre energie,Ida,Pingala e Sushumna, è importante che si mantengano in equilibrio. Eseguendo  esercizi yogici è possibile armonizzare i tre Nadi,  la respirazione a narici alternate è l’esercizio principe per il riequilibrio e sembra attivare i due emisferi cerebrali.

Respirazione a narici alternate

E’ una tecnica di pranayama ed è anche conosciuta con il nome di Nadi Shuddi. 

La respirazione alternata calma la mente, l’ansia e lo stress, riequilibra i canali energetici Ida, Pingala e Sushumna,  migliora le funzioni digestive, favorisce la calma, il sonno, la chiarezza mentale e l’equilibrio mentale ed emotivo, ci prepara alla meditazione e stimola le funzioni cerebrali.

L’emisfero destro è alimentato dalla narice sinistra e viceversa.
Seduti con le gambe incrociate e la schiena diritta, ma non rigida oppure seduti su una sedia se ci sono problemi o fastidi,  fare 3 respiri profondi per uniformare e rendere fluido il respiro.
Si mettono le dita delle mani nel Vishnu mudra ossia: appoggiare l’anulare e il medio della mano fra le sopracciglia, si piegano all’interno l’anulare e il mignolo in modo che il pollice coincida con la base del naso di una narice e l’anulare con l’altra narice.
Si inizia tappando la narice destra  col pollice destro (se destrimani) e si inspira lentamente dalla narice sinistra. Ricordatevi di non forzare il respiro e mantenere una posizione rilassata.  Terminata l’inspirazione si tappa la narice sinistra con l’anulare e si espira dalla destra, poi si inspira di nuovo dalla narice destra e così via.
Concentratevi sul respiro che lentamente entra ed esce dalle narici alternandosi.
Si termina tappando la narice destra ed espirando dalla sinistra.
Grazie agli esercizi yoga, e ai massaggi, si liberano i chakra dai blocchi energetici  riuscendo a ottenere un beneficio fisico e spirituale.
L’Hatha yoga, per mezzo delle sue pratiche, permette all’energia Kundalini, il serpente energetico attorcigliato alla base della nostra spina dorsale nel primo chakra, di risalire verso l’alto e, passando dagli altri chakra, liberare i blocchi.
Il concetto dei chakra è collegato alla religione induista, allo yoga e alla medicina ayurvedica.

I chakra sono: Muladhara, Svadishthana, Surya e Chandra, Manipuraka, Anahata, Vishuddha, Ajna, Sahasrara.

Muladhara è situato alla base della colonna vertebrale, fra l’ano e i genitali. E’ la radice che ci collega alla terra così come l’ultimo chakra ci collega al divino. Muladhara è la nostra realtà terrena.
Sono collegati al primo chakra la carne, le ossa, la colonna vertebrale, i reni, la vescica, le gambe e i piedi. L’organo di senso è l’olfatto. Stimola la parola, è connesso al coccige e governa le funzioni dell’escrezione e del parto, la minzione e l’erezione. E’ la sede dei sentimenti e delle forti emozioni. Corrisponde al plesso sacro e controlla gli organi sessuali.  Lavorare sui suoi blocchi è importante per donare maggiore fiducia in se stessi e nelle proprie capacità. E’ anche il collegamento e ciò che ci radica al nostro passato. E’ rappresentato da un fior di loto a quattro petali di colore rosso.
Oli essenziali: o.e. di salvia sclarea per la donna e di cannella, coriandolo e zenzero per il maschio.

Svadhishtana è situato nella vagina per la donna e alla base del pene per l’uomo. E’ collegato ai liquidi corporei. L’organo di senso è il gusto. E’ connesso con i genitali, reni e surreni, gonadi. Sede dell’energia difensiva e del nostro dinamismo è il chakra della creatività e del sesso . e’ rappresentato da un loto a 6 petali di colore arancione.
Oli essenziali:o.e. di cisto, ginepro, garofano, niaouli, patchouli, pino silvestre, vetiver …

Surya e Chandra, rispettivamente a destra e a sinistra dell’ombelico. Il primo governa le funzioni di fegato e cistifellea, regola il flusso della bile e facilita la digestione. Il secondo governa le funzioni della milza, regola il succo pancreatico e l’azione dei succhi gastrici. Sono le sedi della rabbia repressa.

Manipura corrisponde al plesso solare, luogo d’elezione di ogni tensione e angoscia. Controlla il funzionamento del fegato, della cistifellea, del pancreas, dello stomaco e dell’intestino tenue.  Qui le energie negative mutano in positive. Manipura controlla la digestione e la trasformazione del cibo a livello fisico, ma a livello più sottile rappresenta la trasformazione e il cambiamento nella nostra vita. L’emozione collegata è la rabbia che può impedire la risalita dell’energia verso il chakra del cuore e, più in su, verso la parte più spirituale di noi stessi. Il fior di loto ha 10 petali di  colore giallo.
Oli essenziali: o.e. di basilico, dragoncello,carota, palma rosa, rosmarino …

Anahata è situato nel centro del petto, dietro il cuore. Corrisponde al plesso cardiopolmonare. E’ il chakra del cuore e governa il sistema cardiocircolatorio e locomotore, la ghiandola del timo, il tatto, i plessi broncopolmonari, la respirazione e la deglutizione. E’ collegato ai gangli cervicali connessi ai nervi cardiaci. E’ la sede delle forze spirituali e della mente ed è connesso ai nostri sentimenti più puri come l’altruismo, la compassione e il perdono. Viene raffigurato con un fior di loto di dodici petali di colore: verde.
Oli essenziali: o.e. di arancio, ylang-ylang, canfora, eucalipto, elicriso, maggiorana.

Vishuddha ha sede nella gola. Controlla tiroide e paratiroidi, udito, pelle, bocca, naso, parola, mucose e lacrimazione, faringe, laringe e trachea. E’ l’unione del maschile e del femminile. Significa “puro” in sanscrito ed è collegato alla nostra capacità di comunicare, di ascoltare gli altri, comanda le nostre relazioni sociali. E’ rappresentato da un loto con 16 petali  colore: blu. Oli essenziali: o.e. di legno di rosa, maggiorana …

Ajna ha sede nella testa, tra le sopracciglia, situato alla radice del naso. E’ collegato all’ipofisi che comanda il sistema endocrino e all’epifisi. Controlla l’intero organismo, il sistema immunitario, la regolazione e la captazione della luce e i ritmi corporei associati ai ritmi cosmici. Aiuta a superare la dualità tra corpo-mente e conscio-inconscio. Ajna significa percepire, è il terzo occhio e si relaziona con la capacità immaginativa e creativa, qui avviene la comprensione del mondo delle energie sottili. E’ il chakra del sesto senso, dell’intuizione e della chiarezza. E’ rappresentato da un loto di due petali, la dualità, Ida e Pingala che si incontrano, di  colore: indaco. Oli essenziali:  o.e.di menta, rosmarino …

Sahasrara, chakra supremo, chakra della corona, è nel punto più alto della testa. E’ collegato alle funzioni cerebrali e governa l’energia sottile che profila il corpo. Corrisponde alle funzioni più elevate della coscienza (corteccia cerebrale, cervello limbico) e del suo direttore d’orchestra: l’ipotalamo. A differenza degli altri chakra non governa nessun organo ed è responsabile dei nostri pensieri più alti come la trascendenza e la spiritualità. Il suo nome significa “mille volte tanto” e si riferisce ai mille petali del loto che si schiudono come metafora della crescita spirituale e del pensiero illuminato. Il loto raffigurato ha mille filamenti, petali, di colore: violetto. Oli essenziali: o.e. di camomilla, rosa, neroli, petitgrain, limone, incenso, lavanda vera e spigo, gelsomino, iris, assenzio, sandalo, maggiorana …

Nello Hatha Yoga i chakra rappresentano le tappe del percorso, che Kundalini attraversa, per giungere alla spiritualità. Il Kundalini Yoga fa riferimento alle pratiche interessate al Kundalini e al ruolo e significato dei chakra. Manmano che Kundalini sale, i chakra vengono attivati lasciando sperimentare stati psicofisici via via differenti.

Scritto da Angela Ballarati
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Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a scopo informativo, si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare, evitare in caso di ipersensibilità accertata verso uno dei componenti. I suggerimenti e le indicazioni descritte in quest'articolo non intendono in alcun modo sostituire le terapie consigliate dal proprio medico curante. L'autrice non è responsabile delle possibili conseguenze legate all'incompleta od erronea interpretazione del testo. Le foto e i testi sono riproducibili, non a scopo di lucro, altrove, solo citando la fonte: autore e link attivo del blog. Questo blog non rappresenta una testata giornalistica poiché è aggiornato senza nessuna periodicità, pertanto , non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07.03.2001.
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venerdì 10 aprile 2020

Hatha Yoga: la pratica del benessere

Hatha Yoga: quando è utile, quali sono i benefici e le onde alfa
Asana,pranayama, shatkrya e meditazione
Savasana: rilassamento 
Saluto al sole


                                                                                                         foto di Mohammed Hassan


“Ha” significa sole, la nostra anima, il sole che abbiamo dentro, e “tha” significa luna, la nostra coscienza.

L’Hatha Yoga insegna a controllare le fluttuazioni della mente, sempre pronta a distrarsi, costantemente affollata  da pensieri, ansie e preoccupazioni, attraverso il controllo della respirazione. Rimuginare sul passato o preoccuparsi troppo del futuro ci distoglie dal presente ed è proprio nell’attimo presente che ci riporta l’attenzione al nostro respiro.
L’Hatha Yoga ci insegna a dominare l’energia universale presente in ognuno di noi e che si manifesta attraverso il respiro per riuscire a controllare la mente, sempre irrequieta e mobile. 

Con la sua costante pratica, lo Yoga influisce sulla vita fisica e psichica dell’individuo cercando di arrivare, attraverso la piena consapevolezza di sé, ad uno stato di beatitudine.

I mezzi di cui si serve l’Hatha Yoga sono: le posizioni (asana), il controllo del respiro (pranayama), le pratiche di pulizia interna del corpo (shatkriya) e la meditazione.

Ognuna di queste tecniche coinvolge l’individuo nella sua totalità integrando tutti gli aspetti della personalità, quelli fisici e quelli mentali.
L’obiettivo è quello di raggiungere, senza forzature e rispettando i tempi di ciascuno, la padronanza del proprio corpo e della propria mente, portando alla salute e al benessere.
Il raggiungimento del nirvana è lo scopo ultimo dello yoga. In sanscrito nirvana significa estinzione, cioè l’ottenimento del perfetto equilibrio che si raggiunge dopo aver eliminato i desideri e la sofferenza  derivante dalla ricerca continua e dal mancato soddisfacimento degli stessi che non possono veramente soddisfare nel profondo.

Quando è utile

Molti disturbi che affliggono “l’uomo moderno” non derivano solo ed esclusivamente dall’ambiente esterno, ma anche da abitudini scorrette, dallo stress, dalla rabbia repressa, dal rimuginio continuo di pensieri negativi, in poche parole dalle nostre reazioni alle sollecitazioni esterne.
Orari di lavoro intensi, ambienti troppo rumorosi, lavori insoddisfacenti e stressanti, posture sbagliate, orari irregolari, mancanza di esercizio fisico, l’elenco è lunghissimo, sono alcuni dei motivi che portano a un lento logorio organico che sfociano in stati ansiosi, depressivi e stress cronico.

Ipertensione, insonnia, disturbi digestivi, inappetenza, fame nervosa, stanchezza cronica, mal di schiena sono solo alcuni esempi di malattie funzionali che, con la pratica dello yoga possono essere corretti e attenuati.

La ricerca scientifica

Molte università, ospedali e istituti di ricerca, soprattutto indiani, hanno realizzato diversi studi comprovanti l’efficacia della pratica dello yoga, della respirazione e della meditazione.
E’ stato dimostrato, attraverso l’utilizzo di elettroencefalogrammi ed elettromiogrammi,  che la meditazione ha un effetto stimolante sulle onde alfa del cervello.

Le onde cerebrali costituiscono l’attività elettrica ritmica o ripetitiva del tessuto nervoso nel sistema nervoso centrale. Rivestono importanza nei processi cognitivi e sono individuabili con l’elettroencefalogramma. A seconda della frequenza di distinguono in delta (sonno profondo), onde tetha (sonno REM), onde alfa (stato di veglia a occhi chiusi e stati che precedono l’addormentamento, onde del rilassamento), onde beta (stato di veglia e di intensa attività cerebrale), onde gamma (stati di tensione).

Le onde alfa aiutano a chiarire i nostri obiettivi,rafforzano il nostro sistema immunitario, migliorano la memoria, rilassano e aiutano a far svanire le paure.
Uno dei modi per generare le onde alfa è concentrarsi sul respiro o ascoltare musica rilassante.

Altre ricerche effettuate nelle strutture ospedaliere hanno evidenziato gli effetti benefici che sia le asana che la respirazione yoga esercitano su disturbi come l’ipertensione, la nevrosi d’ansia, l’insonnia, l’asma, le gastriti, le coliti e i disturbi digestivi, cioè dove è presente una componente funzionale o nervosa.

Le asana

Le asana sono innumerevoli, si parla di milioni di asana che rappresentano le innumerevoli possibilità  che l’uomo ha di conoscere il mondo.
Le asana devono essere realizzate senza sforzo perché lo scopo è il raggiungimento della stabilità e dell’assoluta immobilità che andrà mantenuta in confortevolezza.

Ogni singola asana interessa dei muscoli ed esercita delle pressioni su alcuni punti del corpo. Queste stimolazioni agiscono in profondità interessando parti e funzioni interne, come il pancreas, i reni, i visceri, la tiroide, il cervello, il cuore. Viene ad essere stimolata, in questo modo, la circolazione del sangue nelle diverse parti dell’organismo permettendo il supporto della funzionalità d’organo,  il rifornimento di elementi nutritivi e l’eliminazione dei materiali di scarto, tutte premesse per uno stato di salute.

Ogni asana è studiata per stimolare uno o più chakra, punti focali disposti su tutto il corpo e che,secondo le indicazioni della medicina indiana,collegano gli organi ai cinque elementi costitutivi dell’universo: aria, terra, fuoco, acqua ed etere.

Volendo dividere le asana in gruppi possiamo distinguerle in due: le asana per la meditazione e le asana di movimento.

Le posizioni per la meditazione sono seduti a gambe incrociate con la schiena eretta o distesi sulla schiena. La posizione seduta può essere mantenuta per lungo tempo, respirando lentamente, quindi con il minimo dispendio di energia, è utile per i muscoli dell’addome e per gli organi digestivi.

Le asana che prevedono i movimenti del corpo si raggiungono lentamente, al contrario degli esercizi  ginnici, e si mantengono anche per mezz’ora.
I muscoli rimangono in quella che si definisce contrazione isometrica, vale a dire in tensione costante senza contrarsi e distendersi continuamente, come succede per la ginnastica classica. Inoltre nello yoga, abbinando la respirazione si assicura all’organismo l’apporto necessario di ossigeno senza avere il fiatone.

“lo yoga finisce dove inizia la fatica” recita un antico detto.
Chiaramente il tempo di mantenimento dell’asana dipende dalle condizioni dell’individuo, motivo per cui all’inizio si rimane in posizione fino a quando si riesce a stare comodi. Col tempo e con la pratica si aumenta il tempo.

Pranayama: il controllo del respiro

Prana è il soffio vitale che appartiene a tutte le creature viventi e che governa tutto l’universo. Non c’è vita senza Prana.

Pranayama significa letteralmente dirigere il prana, cioè cercare in se stessi il vuoto per farsi invadere dal prana e diventare un tutt’uno con esso.
Gli esercizi di respirazione sono diversi e di diverso tipo e si distinguono da come viene praticata l’inspirazione e l’espirazione. Possono essere eseguite attraverso il naso, la bocca, una narice, a narici alternate. 

La respirazione avviene in modo lento, si inspira, si trattiene a polmoni pieni (apnea a pieno), si espira e si trattiene il respiro a polmoni vuoti (apnea a vuoto). La respirazione assume un ruolo simbolico: con l’inspirazione si percepisce la vita che entra, l’apnea a pieno è la vita stessa, “sono vivo”,  l’espirazione  è la vita che fugge e l’apnea a vuoto è il simbolo della morte, aspetto della vita con cui dobbiamo convivere.

Respirando normalmente, con l’inspirazione si utilizza circa un decimo della capacità polmonare, nella respirazione yogica si impegna tutta la capacità polmonare pari a circa 5 l di aria.

Quando si inspira, il torace si espande e il diaframma si sposta verso il basso premendo sui visceri, durante l’espirazione il diaframma si spinge verso l’interno e verso l’alto e i muscoli che controllano l’ano e la parete addominale si contraggono affinchè venga espulsa, dai polmoni, quanta più aria possibile.

Tutti questi  cambiamenti di pressione producono l’effetto di stimolare attivamente gli organi digestivi, i tessuti del cuore e dei polmoni, nonché la loro funzionalità.

Secondo i libri tradizionali dello yoga, l’esercizio del respiro influisce positivamente anche sul cervello riuscendo a controllare stimoli come la fame, la sete e le emozioni.
Negli stadi più alti, dopo anni di pratica e di meditazione, si riesce a svuotare la mente dai pensieri e si entra in uno stato simile al sonno profondo in cui però si è coscienti.

Il saluto al sole

Il saluto al sole è un antico rituale che i guerrieri eseguivano  prima delle battaglie per ingraziarsi la divinità. Secondo la leggenda, Drona, maestro di saggezza e dell’arte della guerra, insegnò il rito ai suoi sei figli, ecco perché le posizioni del saluto al sole sono sei.
Il ritorno dalla posizione prona a quella eretta rappresenta la capacità del guerriero di riconquistare la sua forza e il suo equilibrio.
Le virtù del saluto al sole riguardano la capacità di stimolare tutti i chakra, i punti nodali che collegano l’uomo agli elementi del cosmo: acqua, terra, aria, fuoco ed etere.

Kapalabhati: la respirazione rapida

Questa è una pratica di respirazione, ma per la tradizione yoga rientra negli esercizi per la pulizia del corpo.

Consiste nell’aumentare gli atti respiratori fino anche a 10 volte; in questo modo si riduce l’anidride carbonica nel sangue.
Il respiro rapido si esegue spingendo il diaframma in dentro e poi in fuori: l’espirazione è volontaria e l’inspirazione è passiva cioè opposta a quella usuale.
I benefici di questa pratica sono: il massaggio degli organi deputati alla digestione, una digestione fisiologica e la facilitazione della funzione intestinale di evacuazione.

Kapalabhati significa, in sanscrito, far risplendere il cervello, lucidare il cervello, perché si ritiene che agisca anche come stimolante delle funzioni cerebrali.


Shatkriya: la pulizia del corpo

Nell’Hatha Yoga sono descritte sei tecniche (shat significa sei in sanscrito) per la pulizia interna del corpo.
Non tutte queste tecniche prevedono l’applicazione quotidiana, ad alcune si ricorre soprattutto per curare alcuni disturbi. E’ importante che si sia appreso il modo corretto di effettuazione da un maestro yoga, lo scopo qui è solo informativo.

Nauli: la rotazione dello stomaco
Stando in piedi si ruotano i muscoli addominali in senso orario e poi in senso antiorario. Rappresenta un potente esercizio dell’addome per mantenere in buona saluti gli organi digestivi. E’ un ottimo rimedio contro la stitichezza, l’inappetenza, i disturbi premestruali e degli organi sessuali. Si effettua per 10 min. al giorno per 10 giorni.

Neti: pulizia del naso
Con l’apposita tazza con beccuccio (lota) si introduce un po’ di acqua, con poco sale,  in una narice e, piegando la testa da un lato, si fa uscire l’acqua dall’altra narice. Pulisce le mucose nasali, in caso di raffreddore e sinusite, e si pratica in caso di bisogno.

Dhauti: pulizia della gola e dello stomaco
In Occidente non viene praticata ed è di difficile comprensione, ma consiste nel bere acqua, a stomaco vuoto, e poi vomitarla. Viene praticata unicamente a scopo curativo, in caso di necessità.

Basti: pulizia dell’intestino
Viene effettuata con un clistere di circa mezzo litro di acqua tiepida. Secondo la medicina indiana si effettua in caso di stitichezza e solo in caso di necessità.

Trataka: pulizia degli occhi
Si attua fissando un oggetto senza sbattere le palpebre sino a quando sgorgano le lacrime. E’ utile per mantenere in salute gli occhi e a correggere la tendenza della mente a divagare.


Il tratak è molto efficace per liberarsi, come affermano i maestri yoga, “dal peso del vivere quotidiano”. In molti casi i maestri scelgono di rivolgere il loro sguardo sulla fiamma di una candela accesa. “Come una fiamma al riparo dal vento non oscilla, così lo yogi che controlla la mente rimane sempre fermo nell’unione con il sé supremo” è scritto nel Bhagavad Gita (l’Inno del sublime), antico testo indiano dove i pensieri, che affollano la mente, vengono paragonati al vento che fa oscillare la fiamma.
Seduti a terra a circa un metro di distanza dalla candela, di fronte a questa, nella posizione che più vi è comoda: loto o mezzo loto. Rilassatevi e socchiudete le palpebre il più possibile, ma al punto di riuscire a vedere ancora la fiamma. Osservatela senza mai strizzare gli occhi fino a quando lacrimano, a questo punto si possono chiudere per 3 o 4 secondi prima di riprendere a fissare nuovamente la fiamma. Ripetere l’esercizio per 3 volte, cercando sempre di fissare, insieme allo sguardo, anche l’attenzione.
Concludere con la posizione del rilassamento totale (savasana).

Savasana insegna ad abbandonarsi, dura circa 10 minuti e libera da tutte le tensioni muscolari e psichiche.

Supini, a pancia in su, i piedi cadono verso l’esterno e le braccia lungo i fianchi con i palmi rivolti verso l’alto. Concentrate l’attenzione sul piede destro: inspirate ed espirate stirando e rilassando i muscoli. Proseguite con il polpaccio, la coscia e il gluteo poi passate all’altra gamba. Quindi proseguite con il busto, l’addome, il torace, le spalle, la schiena, le mani (stringendo a pugno inspirando e rilasciate espirando), le braccia, il collo. Il viso: stringete i denti e rilasciate con i denti che non si toccano e la lingua appoggiata al palato. Rilassate il mento, le labbra, la mascella, le guance, le orecchie, gli occhi e la fronte. Rimanete immobili per qualche minuto ascoltando il vostro respiro. Se arrivano dei pensieri osservateli e lasciateli andare, riportate l’attenzione sul vostro respiro.
Per alzarvi: lentamente, rotolatevi su un lato e appoggiandovi prima sul gomito e poi sulle mani mettetevi seduti e lentamente alzatevi, seguendo i vostri ritmi.

La meditazione

Secondo i maestri dello yoga, la tecnica della meditazione passa attraverso due fasi: Dharana e Dhyana.

Dharana mira ad ottenere il controllo dell’attività mentale per evitare l’affollamento mentale di pensieri.
Dhyana conduce in uno stato di meditazione totale nel quale la mente riesce a concentrarsi su un unico pensiero.

La posizione classica è quella del Buddha: seduti per terra a gambe incrociate, nella posizione del loto o del mezzo loto, schiena eretta e mani appoggiate sulle ginocchia. La posizione deve essere comoda e rilassata, spalle rilassate, schiena diritta e mento leggermente rientrato verso la fossetta giugulare. Il respiro deve diventare sempre più lento e impercettibile.
Quando si è raggiunto il rilassamento, serve concentrarsi sul respiro, sull’aria che entra e che esce seguendone il percorso, per evitare il divagare della mente gli yogi suggeriscono di scegliere un pensiero qualsiasi lasciando che la mente pensi e si concentri solo su quello. Il pensiero deve essere semplice, ma può anche essere un oggetto o un’immagine.

Un aiuto nella concentrazione è rappresentato dalla recitazione di un mantra in modo da convergere il proprio pensiero esclusivamente sul mantra che si sta recitando.

L’esercizio va praticato ogni giorno per un tempo che va da 10 minuti a mezz’ora e, con l’esercizio costante si riuscirà ad astrarsi sempre più dal mondo esterno entrando in uno stato che i maestri chiamano di assorbimento totale.
Nella prima fase della meditazione, la mente impara a concentrarsi su un unico oggetto, ma con una varietà di pensieri, nella seconda fase, la mente riesce a fissarsi esclusivamente su un unico pensiero riferito all’oggetto principale.
Nello stato di meditazione totale (dhyana)  si prova un benessere profondo in cui si vive la piena consapevolezza di sé.

Esperimenti condotti sotto la supervisione di medici, hanno verificato che, anche solo nel primo stadio della meditazione, diminuiscono in modo significativo le pulsazioni, la pressione sanguigna, il numero di respirazioni e le onde del cervello, apportando un benessere generale.

Il maestro Gorakhanata, nella sua guida  all’Hatha Yoga, scriveva: “ quando tutti i movimenti della mente e dello spirito cessano, si prova una sensazione indescrivibile che va sperimentata di persona”.
La meditazione yoga si rivela molto efficace per gli ipertesi e gli insonni: in molti casi, con 10 sedute di mezz’ora, si sono ottenuti notevoli miglioramenti.


Come praticare lo yoga

Il modo migliore per praticare lo yoga è mettersi al seguito di un maestro, importante per la corretta esecuzione delle asana e di altri esercizi, però alcuni esercizi e asana semplici possono essere imparate facilmente. E’ anche importante l’esecuzione quotidiana perché se ne tragga maggior beneficio.

E’ una pratica rivolta a tutti, anche se i bambini sotto i 14 anni non sono in grado di mantenere le posizioni per lungo tempo né è consigliabile cercare di modificare il loro modo di respirare. Alcune posizioni semplici possono essere eseguite anche dai bambini, ma è sempre buona cosa essere seguiti da un maestro, vi sono scuole specializzate nell’insegnamento dello yoga ai bambini.

Le persone anziane traggono beneficio dalla pratica dello yoga, attenendosi ad alcune semplici indicazioni generiche: non si deve avere fretta di raggiungere il risultato, non ci si deve mai sforzare a eseguire una determinata posizione, porre la massima attenzione alla respirazione.
Per realizzare un’asana può essere necessario un lungo tempo, senza scoraggiarsi, ma con l’applicazione costante il miglioramento si potrà osservare giorno per giorno. Il respiro guida il movimento, inizia con l’inspirazione e termina con l’espirazione, in questo modo il muscoli non si affaticano perché vengono continuamente ossigenati.

L’abbigliamento più indicato è comodo, traspirante e a piedi nudi; la frequenza quotidiana è quella che assicura il miglior risultato in benessere, ma anche l’applicazione di tre volte a settimana permette ottimi esiti.
E’ fondamentale che la pratica sia eseguita a digiuno, per le posizioni in piedi o in ginocchio, il momento ideale è al mattino, prima della colazione; per le posizioni rilassanti, da sdraiati, è più indicata la sera, prima di cena.
Eseguire lo yoga all’aperto è considerato il luogo migliore, ma una stanza silenziosa e ben aerata funziona bene ugualmente.


Scritto da Angela Ballarati
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Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a scopo informativo, si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare, evitare in caso di ipersensibilità accertata verso uno dei componenti. I suggerimenti e le indicazioni descritte in quest'articolo non intendono in alcun modo sostituire le terapie consigliate dal proprio medico curante. L'autrice non è responsabile delle possibili conseguenze legate all'incompleta od erronea interpretazione del testo. Le foto e i testi sono riproducibili, non a scopo di lucro, altrove, solo citando la fonte: autore e link attivo del blog. Questo blog non rappresenta una testata giornalistica poiché è aggiornato senza nessuna periodicità, pertanto , non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07.03.2001.
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Onde_cerebrali - Salute e benessere secondo natura Fabbri ed. -

venerdì 3 aprile 2020

Agnocasto: sindrome premestruale, disturbi della pre-menopausa e della menopausa


Agnocasto: regola il ciclo, riequilibra l’attività progestinica è calmante e antiansia
Quando è utile e i meccanismi di azione
L’agnocasto nella tradizione
Forme di utilizzo
Un po’ di storia
Trial clinici



L’agnocasto, Vitex agnus-castus,  della famiglia delle Verbenaceae  (Lamiaceae seconda la classificazione APG), è un arbusto perenne mediterraneo che arriva all’altezza di 5-6 m con fusti eretti e rami flessibili.
Si trova nei boschi e negli alvei dei fiumi, nelle zone umide delle regioni mediterranee (fino a 500 m di altitudine).Cresce bene sia in pieno sole che in penombra. In Italia è presente soprattutto nelle zone costiere, dove spesso è utilizzato a scopi ornamentali.
I disboscamenti lo hanno reso più raro.

Le foglie, opposte, palmate e di colore verde, sono aromatiche e composte da 5/7 foglioline lanceolate.

I fiori sono peduncolati, di colore blu-lilla. Sono riuniti in lunghe infiorescenze con un calice da cui sporgono gli stami. Il periodo di fioritura va da maggio ad agosto.

I frutti sono bacche nere contenenti quattro semi, molto duri di odore aromatico e sapore amaro. A maturazione, vengono essiccati e sono simili al pepe nero, questo gli è valso il nome di Pepe dei Monaci, Monk’s Pepper, ma viene chiamato anche lagano, falso pepe o albero del pepe.

I frutti si raccolgono all’inizio dell’autunno e si essiccano in luoghi ombrosi e ventilati. Si conservano al riparo della luce e dall’umidità.


Cosa contiene

Dell’agnocasto vengono utilizzate le bacche, drupe nero-rossastre, mature ed essiccate.
Fra i componenti troviamo glicosidi iridoidi (agnuside, aucubina), alcaloidi (vaticina), diterpeni (rotundifurano, vitexilattone), flavonoidi (casticina, vitexina, isoviteina), principi amari e oli essenziali come il pinene e il cineolo (per titolare agnoside e aucubina).

Quando è utile e meccanismi d’azione

L’agnocasto è antiprolattinogeno, regolatore del ciclo, calmante, e antiansia.
Proprietà dell’agnocasto.

-      E’ molto utilizzato nei disturbi pre-mestruali, o sindrome premestruale (PMS),  caratterizzati da: ciclo irregolare,  amenorrea (mancanza di mestruazioni), ipermenorrea (mestruazioni abbondanti), polimenorrea (accorciamento del periodo intermestruale), mastalgia o dolore al seno, cefalea, acne, ma anche sintomi psichici come nervosismo, irritabilità, tristezza, pianto immotivato …
I  disturbi del ciclo mestruale e la sindrome premestruale, molto frequentemente,sono dovuti ad una iperprolattinemia associata ad insufficienza del corpo luteo.

Il  meccanismo d’azione dell’agnocasto, sul lobo anteriore dell’ipofisi si lega  alla sua proprietà inibente il rilascio di prolattina dovuta al suo effetto dopaminergico (vedi sotto per approfondimenti). Sembra agire a favore di un riequilibrio del rapporto estrogeni/progesterone a favore del progesterone, questo lo rende utile nella PMS.

La Sanità tedesca ne indica l’utilizzo per le anomalie del ciclo mestruale, la mastodinia, per la sindrome premestruale, l’ insufficienza del corpo luteo, sintomi menopausali e lattazione insufficiente nelle madri che allattano.  

In questo articolo, pubblicato nel 2011 dal Giornale italiano di ostetricia e ginecologia, viene valutato l’effetto di estratto di agnocasto, in uno studio prospettico randomizzato, su adolescenti (16-25 anni) con moderati/severi sintomi da sindrome premestruale.  Le conclusioni evidenziano un “netto miglioramento della sintomatologia da PMS nel gruppo trattato con Vitex agnus-castus rispetto al placebo,mentre i risultati ottenuti con trattamenti con contraccettivi orali sono sovrapponibili. La tollerabilità di Vitex agnus-castus è migliore rispetto a quella dei contraccettivi orali. In conclusione, Vitex agnus-castus ha mostrato di essere una sostanza sicura, ben tollerata ed efficace nelle adolescenti con sindrome premestruale moderata e severa:https://www.giog.it/materiale_cic/568_XXXIII_4/4930_efficacia/index.html


Studi pubblicati: IPERPROLATTINEMIA (B1) (Ohyama et al. 2003) MASTALGIA CICLICA (B1) (Halaska et al. 1999) INFERTILITÀ da carenza corpo luteo (C) CICLI MESTRUALI IRREGOLARI (C), SINDROME PREMESTRUALE (C) (B1) (Atmaca M, Kumru S, Tezcan E. 2003) Acne (E)   https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19469189


-       Riequilibra l’attività progestinica. Si presume che il meccanismo riguardi gli effetti dopaminergici con funzione equilibrante fra estrogeni e progesterone.


-      L’agnocasto possiede proprietà galattogene, cioè aumenta la secrezione lattea.

-      Stress: lo stress aumenta il rilascio di prolattina, l’agnocasto lo contrasta. In uno studio del 2017 (Seidlova-Wuttke, Wuttke, 2017) su modello animale sottoposto a stimolo stressante è risultato un rilascio marcato di prolattina. L’estratto di agnocasto  (VAC BNO 1095) ha migliorato la condizione di stress fornendo prove sulla presenza di composti dopaminergici dell’estratto. La coltura di cellule ipofisarie ha mostrato azione inibente il rilascio di prolattina e, studi iniziali sull’uomo, confermano l’ipotesi dell’inibizione, o riequilibrio, di FSH (ormone follicolo stimolante), della stimolazione alla secrezione di LH (ormone luteinizzante che regola la produzione di prolattina e diminuisce quella dell’ormone follicolo stimolante) presumendo che la modulazione influenzi, a valle, il progesterone e gli estrogeni  (Boon, Smith: 1999; Webster et al: 2011), riequilibrando l’attività progestinica.

-      Premenopausa. In tale periodo si assiste ad un calo del rapporto estrogeno/progesterone, a favore di degli estrogeni, che può provocare  gonfiore del seno e dell’addome, disturbi del ciclo e  aumento di peso, acne, nervosismo, irritabilità e ansia tipici del periodo.. Sembra che l’agnocasto (molti meccanismi non sono ancora ben noti) agisca sul riequilibrio del rapporto estrogeni/progesterone, a favore di quest’ultimo.


-      Azione sui disturbi menopausali: la vitexina ha proprietà rilassanti per tutti quei disturbi neurovegetativi della fase premenopausale e menopausale.

L’azione sedativa esplicata dalla vitexina, un flavonoide presente nell’agnocasto, trova indicazioni utili nei disturbi neurovegetativi (vampate),  tachicardia, vertigini, spasmi intestinali e insonnia tipiche della menopausa.


Per approfondire:

Prolattina (PRL): è un ormone secreto dall’ipofisi anteriore, la secrezione è inibita dalla dopamina e stimolata dal TRH (tireotropina) liberato dall’ipotalamo.
E’ un ormone importantissimo per la lattazione. E’ un ormone secreto dall’ipofisi anteriore che ha come organo bersaglio la mammella. Si tratta di un ormone tipicamente femminile che in età puberale, con gli estrogeni, partecipa allo sviluppo del seno.  
Durante l’allattamento, livelli bassi di questo ormone riducono la produzione di latte. Nelle donne, un eccesso di questo ormone si accompagna a galattorrea (fuoriuscita di latte in assenza di gravidanza) e sospensione del ciclo mestruale. Anche nell’uomo, un’ipersecrezione della prolattina, si correla a mancanza di desiderio, ginecomastia e impotenza.

I  disturbi del ciclo mestruale e la sindrome premestruale, molto frequentemente,sono dovuti ad una iperprolattinemia associata ad insufficienza del corpo luteo.

Alti livelli di prolattina spesso sono incrociati con gli ormoni dello stress come cortisolo e ACTH (corticotropina). Dopo un esercizio fisico estenuante la secrezione di questo ormone aumenta considerevolmente. Le donne che si sottopongono a superallenamenti, associati ad alti livelli di prolattina e altri ormoni, possono soffrire di osteoporosi, amenorrea e disordini alimentari (triade).
La secrezione di prolattina presenta picchi durante il sonno, specialmente dopo 60, fino a 90 minuti dall’inizio delle onde lente.

La dopamina è il principale fattore che inibisce la secrezione di prolattina. L’alta concentrazione di dopamina nella circolazione dell’ipofisi permette all’ipotalamo di inibirne la produzione.
Pare, il meccanismo non è completamente svelato, che l’agnocasto, (diterpeni) interagendo con un recettore dopaminergico dell’ipofisi anteriore, inibisca il rilascio di prolattina. I principi dell’agnocasto sembra interferiscano con l’azione dei recettori alfa e beta degli estrogeni.

Anche la serotonina è un importante fattore di liberazione di prolattina, ma dipende da un’altra sostanza per farlo.

Aucubina: questo abstract  (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15326552   ha evidenziato le proprietà antinfiammatorie di questo glucoside iridoide. In questo  https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12161100  viene spiegato l’effetto benefico nel trattamento delle malattie infiammatorie allergiche croniche.


Trial clinici

Negli ultimi 50 anni i derivati dell’Agnocasto sono stati testati in circa 30 studi clinici, riportando evidenti miglioramenti nei disordini legati e/o riconducibili al ciclo mestruale. Nelle donne con amenorrea o insufficienza luteale la gravidanza si è verificata due volte più spesso nel gruppo con Agnocasto (Mastodynon) rispetto al placebo (Gerhard I, Patek A, Monga B, Blan
Seidlova-Wuttke, Wuttke: The premenstrual syndrome, premenstrual mastodynia, fibrocystic mastopathy and infertility have often common roots: effects of extracts of chasteberry (Vitex agnus castus) as a solution. Int J Phytomed Phytother. 201


Utilizzo tradizionale

L’utilizzo tradizionale lo indica per cisti ovariche, infertilità, anafrodisiaco e antiabortivo per carenza di progesterone. La tradizione lo individua anche come aiuto per la digestione, antispasmodico, come sedativo e antinfettivo, ma non tutte queste indicazioni sono state validate dalla ricerca scientifica.

Forme di utilizzo

Le soluzioni idroalcoliche o tinture madri sono ottenute da macerazione della pianta fresca e conservano i principi attivi della pianta. E’ il modo più antico e conosciuto di conservazione e utilizzo delle piante. Le piante vengono macerate in alcol per tre settimane. Alcuni fitoterapeuti prediligono gli estratti secchi in quanto sono titolati, dove per titolazione si intende l’esatta determinazione dei principi attivi contenuti.

Estratto secco. Si acquista già preparato nelle erboristerie e farmacie specializzate. L’estratto secco deve essere titolato in aucubina. In commercio ve ne sono titolati in aucubina e agnuside.


Un po’ di storia

Il nome deriva  da vitex, rami che si intrecciano,  e Agno,  dal greco  a-gonos, senza prole, casto , latinizzato da Plinio in agnus, agnello, per i monaci simbolo di purezza. Conosciuto fin dall’antichità come anafrodisiaco (sostanza che attenua lo stimolo sessuale), viene chiamato,  più recentemente, “pepe del monaco” sempre per la sua attività inibitoria dello stimolo sessuale.
Le sacerdotesse romane, consacrate alla dea Cerere, dea della terra e della fertilità, formavano i loro giacigli con foglie di agnocasto, anche i monaci la utilizzavano per mantenere la castità e le donne ateniesi decoravano  le loro case e i templi per calmare gli “impeti di Venere”. In realtà non esistono studi a conferma di questa proprietà.
I semi venivano utilizzati per aumentare la lattazione nelle puerpere e per provocare e regolarizzare  il mestruo, proprietà confermate, in questo caso, dalla sperimentazione.
L’agnocasto viene citato da Dioscoride, Ippocrate, Teofrasto e Plinio il Vecchio ed era impiegato in sostituzione del pepe per il suo sapore aromatico.

Controindicazioni. Non risultano controindicazioni o avvertenze particolari. In pazienti in trattamento con antagonisti del recettore della dopamina (farmaci per il Parkinson e antipsicotici) potrebbe verificarsi un’attenuazione degli effetti. Non assumere in gravidanza e allattamento.  Anche se vengono rilevati, ad oggi, risultati incoraggianti sul suo impiego, andrebbe comunque assunto sempre sulla base di indicazioni medico-ginecologiche.
Effetti collaterali, lievi e reversibili con la sospensione, possono annoverare: nausea, disturbi gastrointestinali, eritema, secchezza delle fauci, prurito e acne.

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Scritto da Angela Ballarati
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https://www.my-personaltrainer.it/integratori/agnocasto.html - https://it.wikipedia.org/wiki/Vitex_agnus-castus -  Il Dizionario delle Erbe Riza -  Erbe DeAgostini – Fitoregolazione ormonale femminile, le piante come regolatrici degli squilibri organici- https://www.my-personaltrainer.it/fisiologia/ormoni/prolattina.html - https://it.wikipedia.org/wiki/Prolattina- Conoscere, riconoscere e utilizzareerbe, arbusti, alberi e le loro proprietà gastronomiche e medicinali  Erbe DeA