sabato 24 novembre 2018

Cardiospermum: proprietà, studi e utilizzi del cortisone naturale


Cardiospermun Halicacabum, definito il cortisone naturale, è antinfiammatorio e calma il prurito nelle problematiche cutanee quali eczemi, dermatiti e psoriasi.
La pianta, gli studi, cosa contiene, quali sono i principi attivi e l’uso nella tradizione.




Il Cardiospermum halicacabum è noto come pianta del palloncino o amore in un soffio (hearthseed plant).


E’ considerato il cortisone naturale.

Possiede proprietà antiflogistiche, antinfiammatorie e antipruriginose, è un ingrediente di molte preparazioni formulate per problematiche cutanee quali eczemi, dermatiti e psoriasi.  


La pianta

E’ una pianta tropicale, ritenuta in Nuova Zelanda infestante, che cresce in Africa, Sud degli Stati Uniti, Cina, Australia e India.
Appartiene alla famiglia delle Sapindaceae il cui nome deriva dalla specie-tipo ed è una contrazione di “Sapo-indicus” che significa “sapone delle Indie Occidentali”. Appartiene alla famiglia  il genere Sapindus, piante dette alberi del sapone per l’uso dei semi nella saponificazione. Infatti i frutti a bacca sono ricchi di saponina e si utilizzano nella produzione di detersivi naturali.

Il Cardiospermum  è un pianta rampicante che viene coltivata a scopi ornamentali. Possiede piccoli fiori bianchi a 8 stami e foglie alterne.

I semi sono di colorazione marrone scuro esternamente e bianchi internamente.

I frutti sono contenuti in capsule globose, di colore verde, divise in tre loculi, ognuno contenente un seme della grossezza di un grano di pepe e di colore marrone-nero con una macchia bianca a forma di cuore (cardiospermum è appunto, dal greco, cuore e seme).

E’ di facile coltivazione, ama il sole pieno o la mezza penombra, si semina in primavera, anche in vaso, e va protetta dal sole eccessivo.


La tradizione

Nel libro “The useful native plants of Australia” (1889) il popolo indigeno del Queensland lo chiamava “barro” o “mela a foglia larga”. I semi venivano mangiati e anche il frutto si consumava, arrostito.
La sua radice possiede proprietà emollienti, per il contenuto in mucillagini, ed era utilizzata come diuretico e lassativo.

In India, la pianta, veniva considerata stomachica (tonico per lo stomaco), emetica (che provoca il vomito), lassativa e rubefacente cioè che provoca arrossamento della cute a scopo terapeutico. Veniva prescritta nei reumatismi e nelle malattie nervose. Le foglie venivano utilizzate nell’amenorrea e, per uso esterno, strofinate con olio di ricino per ridurre gonfiori.

Nella Medicina Ayurvedica è una pianta utilizzata come emmenagogo e impiega il decotto come diuretico, diaforetico e lassativo. La pianta è stata studiata su modelli animali ed ha dimostrato effetti sedativi sul sistema nervoso centrale. Ha mostrato attività analgesica e antinfiammatoria. Gli studi in vitro hanno anche rilevato il suo effetto antispasmodico. Questi i risultati a sostegno, con i relativi studi di supporto, del suo uso nella Medicina Ayurvedica (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4140016/)

Lo studio si occupa di dettagliare la valutazione farmacognostica delle foglie e dello stelo. Precedenti ricerche hanno rivelato la presenza di flavoni, agliconi, triterpenoidi, glicosidi, carboidrati, acidi grassi ed esteri volatili nei diversi estratti della pianta. La valutazione farmacologica, dell’estratto, ha dimostrato che la pianta possiede attività antimalarica, antifilaria, antiparassitaria, antipiretica, antinfiammatoria, antinfettiva e nefroprotettiva.

Nella medicina tradizionale africana si utilizza anche per disturbi digestivi e delle vie respiratorie.


Cosa contiene

La droga, ossia la parte di interesse terapeutico, è costituita dalle parti aeree.

Nelle parti aeree sono contenute: saponine (triterpeni glicosidici) , tannini, flavonoidi, composti fenolici e steroli vegetali.

Fra i flavonoidi: apigenina, luteolina, quercitina e rutina.

Nei semi: acidi grassi come l’acido arachidonico e rari cianolipidi.


Studi sugli effetti

Il dottor Schwabe, negli anni ’50, fu il primo a scoprire l’azione antinfiammatoria simil-cortisonica della pianta e molti furono gli studi che si susseguirono a riscontro.

Ben 140 studi, in paesi diversi.  Un campione di 883 persone da 1 a 91 anni a cui  vennero applicate preparazioni a base di cardiospermum halicacabum confermarono le proprietà antinfiammatorie, antiallergiche e antiprurito.
Nella formulazione di crema o pomata è utile in caso di dermatite, psoriasi, infiammazioni, reazioni allergiche e screpolature dovute a pelle secca. Favorisce il ripristino della barriera cutanea irritata, è lenitiva in caso di pelle arrossata e nelle punture di insetti.


Farmacognostica Una ricerca, su modello animale, svolta dal Dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Tamil Nadu (India 2013), ha indagato l’attività anti-radicali liberi dell’estratto di foglie di Cardiospermum h. per studiarne le proprietà antiossidanti e anti-reumatiche. E’ stata indotta artrite e dopo venti giorni di somministrazione, tramite ecografia, è stata confermata la rigenerazione completa della cartilagine. I dati, si conclude, forniscono supporto farmacologico all’utilizzo tradizionale del Cardiospermum h, nel trattamento di condizioni infiammatorie dolorose e artritiche (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23052184).

E’ interessante anche questo ulteriore studio (sempre su animali) che suggerisce come il Cardiospermum h. abbia facilitato la stabilizzazione del collagene. La distruzione irreversibile della matrice extracellulare, come la cartilagine, nelle articolazioni è il segno distintivo sia dell’artrite reumatoide che del’osteoartrosi (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21789568).

L’obiettivo di questo studio è stato esplorare gli effetti antiossidanti e antinfiammatori dell’estratto di Cardiospermum h. dimostrando che potrebbe essere un antiossidante naturale e un agente antinfiammatorio per la sua azione inibente il TNFalfa (citochina pro infiammatoria) e NO, agenti coinvolti nei processi infiammatori (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21073940 -https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22557189 ).

Lo studio condotto dal Dipartimento di Microbiologia dell’Università indiana a Tamil Nadu, ha analizzato i costituenti chimici e l’attività antifungina e antibatterica dell’estratto di Cardiospermum H.  Lo spettro FT-IR ha confermato la presenza di alcoli, fenoli, alcani, alchini, estere alifatico e flavonoidi. L’analisi GC-MS ha rilevato la presenza di circa ventiquattro composti, di cui i principali identificati sono: cicloesano-1, 4, 5-triol-3-one-1-carbossilico, l’acido benzenico acetico, il cariofillene, il fitolo e il neoftadiene. E’ stato sottoposto a screening per la sua attività antibatterica, nei confronti di diversi ceppi batterici (Staphylococcus aureus, Escherichia coli e Aeromonas hydrophil) e attività antifungina nei confronti della Candida  albicans. (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24426110).

Una ricerca condotto, in vitro, dall’Università di Roma Tor Vergata, ha studiato l’attività dell’estratto di Cardiospermum sulla dermatofitosi (infezione fungina che colpisce lo strato corneo dell’epidermide, dei capelli e delle unghie). I risultati indicano una chiara attività antifungina dell’estratto vegetale ad alte concentrazioni. In particolare le molecole di luteolina e rutina sono state identificate come importanti antifungini, anche se l’effetto delle sole due molecole si dimostra inferiore all’effetto dell’estratto vegetale totale (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30034223).

Nella medicina tradizionale indiana il Cardiiospermum viene utilizzato per i reumatismi, rigidità degli arti e malattie nervose. Le foglie pressate vengono utilizzate contro il prurito della pelle e i gonfiori. Uno studio, su ratti, condotto nello Sri Lanka ha valutato la tossicità della pianta sullo stomaco, reni, esofago e fegato. Le conclusioni osservate, con esame istopatologico, non mostrano modifiche tossicologiche ( https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26045388).

La nefrotossicità (tossicità renale) indotta dalle droghe sintetiche è un grave problema. In questo studio si è ricercato, fra le piante medicinali, quale possedesse la migliore attività protettiva. L’estratto di metanolo di Cardiospermum h. ha presentato, su modello animale, una significativa attività nefroprotettiva (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22103691).

Anche i semi sono stati studiati (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24102527).  
I componenti maggiori sono risultati essere l’apigenina (flavonoide presente anche nel sedano, cipolla, camomilla e tè)  conosciuta per la proprietà di influenzare positivamente la memoria e le attività cognitive. I ricercatori ritengono che possa essere utilizzata, in futuro, per le malattie neurodegenerative. Sulla rivista Cancer Prevention Research è stato pubblicato uno studio che, utilizzando l’apigenina per contrastare il tumore al seno causato dall’uso di ormoni artificiali, ha rilevato, su campioni animali, un rallentamento nello sviluppo del tumore. La luteolina, altro flavonoide presente anche nel timo, nel tarassaco, nella salvia, nei finocchi ecc., è stata molto studiata per le sue interessanti proprietà biologiche soprattutto in campo oncologico.

Esistono molte creme in commercio contenenti estratti di Cardiospermum h., anche shampoo e lozioni, ed è commercializzata anche nella formulazione omeopatica e in tintura madre.

Per chi volesse cimentarsi in auto-produzioni vi fornisco un link per realizzare un’ottima pomata (https://impatiens-magicanatura.blogspot.com/2013/02/pomata-al-cortisone-vegetale.html).


Non vengono riportate controindicazioni, ma chiedere sempre il parere medico.




Scritto da Angela Ballarati
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