IPPOCASTANO: varici,
emorroidi, geloni, couperose, cellulite e pelle avvizzita.
Cosa contiene e quali sono i principi attivi.
Come si utilizza e quando è utile.
Olio all’ippocastano.
Curiosità e controindicazioni.
L’ippocastano, o castagno d’India, può raggiungere i 30
metri di altezza, è originario della Grecia settentrionale, della Persia, del
Caucaso e dell’India meridionale (da cui deriva il suo nome).
Il suo nome scientifico è Aesculus Hippocastanum della
famiglia delle Hippocastanaceae e le parti utilizzate in fitoterapia sono: la
corteccia e i semi (castagne matte).
In Italia è diffuso ovunque, soprattutto in centro e
settentrione. Nei parchi e nei giardini viene piantumato a scopo ornamentale.
Alcuni nomi locali sono: nus d’india in Piemonte, maron
amar in Lombardia, castagner mat in Veneto, castagna equina in Sicilia.
La sua corteccia
è scura, solcata da profonde screpolature e si desquama con l’età. Si raccoglie
in marzo, togliendola ai rami giovani, prima che la pianta emetta i nuovi
germogli. La sua chioma è rotondeggiante e rigogliosa.
I fiori,
riuniti in pannocchie, sono di colore bianco con cinque petali e macchie gialle e rosse al centro.
I frutti
sono capsule tonde e verdastre con aculei meno fitti rispetto ai ricci del
castagno.
I semi,
simili alle castagne (castagne matte), si
raccolgono in ottobre quando iniziano a cadere al suolo. Le castagne matte sono
tossiche per l’uomo se consumate fresche, il loro sapore è amarissimo e la loro
forma è più sferica rispetto alle castagne vere e proprie. Si conservano,
tagliate in due, in sacchetti di carta o di tela e si essiccano al sole e si.
Cosa contiene e quali
sono i principi attivi
L’ippocastano contiene una saponina, la argirescina, che
agisce sui vasi sanguigni e che fluidifica il sangue, flavonoidi (quercitina),
tannini, allantoina proantocianidine, glucosidi.
La sua azione è completata dalla presenza di tannini e da
un glucoside con proprietà antinfiammatorie.
L’escina,
una mistura di saponine, costituisce il componente più attivo.
L’escina attribuisce all’ippocastano la funzione,
riconosciuta, di vaso protettore e antiedemigeno. E’ una mistura di glucosidi cumarinici e
triterpenici, sostanze dotate di attività antinfiammatoria, vasocostrittrici e
vaso protettrici.
L’escina è utile nella
cura delle affezioni venose croniche come le varici e le emorroidi. Riduce le
infiammazioni, migliora il tono delle vene e questo migliora la contrattilità
riducendo il ristagno e il sangue negli arti inferiori favorendone la risalita,
aumenta la permeabilità dei capillari diminuendo il dolore e la sensazione di
gambe stanche e pesanti.
La sua attività si esplica nella modulazione di due
enzimi (ialuronidasi ed elastasi) che, nelle affezioni venose croniche,
attaccano l’endotelio dei vasi e ne indeboliscono la struttura.
L’escina è utilizzata in molti preparati farmaceutici,
pomate e altre formulazioni per uso interno, per la sua proprietà antinfiammatoria e perché
combatte gli accumuli di liquidi ed in questo senso, cioè migliorando il
microcircolo, è utile anche per la cellulite.
Così come gli estratti di ippocastano, le preparazioni a base di escina, sono
controindicati in chi è affetto da patologie renali.
Molti sono gli studi che avvalorano le proprietà dell’escina, in questo https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8135874
svolto dal Dipartimento di Farmacologia di Suresnes (Francia) vengono valutate
le proprietà antiedemiche, antinfiammatorie e l’aumento della
resistenza vascolare dell’escina dell’ippocastano.
L’escina è stata oggetto di indagine per la sua
potenziale attività antitumorale. I
suoi effetti vengono attribuiti all’inibizione della proliferazione e all’arresto
del ciclo cellulare. Questa recensione fornisce una panoramica sulla conoscenza
del potenziale anti-cancro dell’escina (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29474858) (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29022891) (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28378396).
Deve
essere sottolineato il fatto che questi studi rappresentano l’avvio di
ulteriori ricerche più approfondite.
Come agente antinfiammatorio per uso interno, l’escina è
stata molto studiata, meno per la sua applicazione
esterna. Questo studio (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29455725), su
modello animale, ha sottolineato la sua proprietà antinfiammatoria e
antiedematosa con l’applicazione
esterna in gel.
Come si utilizza
I principi attivi dell’ippocastano hanno la prerogativa
di essere contemporaneamente utili ed irritanti sulla pelle e sulle mucose,
comprese quelle intestinali, secondo le dosi e il tipo di somministrazione,
quindi si consiglia cautela e parere medico.
L’ippocastano si trova in commercio come macerato
glicerinato e tintura madre.
Il macerato
glicerinato è prodotto dalla macerazione, per tre settimane, dei
germogli, in acqua e glicerina.
La tintura madre
è prodotta a partire dalla macerazione dei semi, non decorticati, in alcol
alimentare e acqua. I semi vengono raccolti in gennaio e febbraio.
Decotto: si
ottiene facendo bollire, per 5 minuti, 50 g di corteccia per litro di acqua. Si
lascia in infusione per 10 minuti. Si utilizza per impacchi esterni contro le
emorroidi.
Il decotto
con i semi : 6 g in 100 ml di acqua si fa bollire per 10 minuti e si lascia in
infusione per altrettanto tempo.
Nella medicina popolare si utilizzano anche le foglie per
le emorroidi e le vene varicose.
Sia il macerato che la tintura madre si trovano già
pronti in erboristeria dove è possibile reperire anche unguenti per uso esterno
a base di ippocastano.
Olio all’ippocastano
L’olio di ippocastano si prepara facendo bollire a
bagnomaria per 60 minuti una parte di foglie essiccate in 10 parti di olio, poi
si filtra e si invasa.
Quando è utile
- In caso
di varici, geloni e comunque
in tutti quei casi in cui si intende migliorare la circolazione e la fluidità
del sangue.
L’argirescina, i flavonoidi e i tannini
esercitano un’azione astringente sui vasi capillari e periferici attenuando i
rigonfiamenti. Le saponine contenute nell’ippocastano agiscono sul tono dei
vasi rafforzando le pareti. L’esculoside, un glicoside, calma il dolore.
In caso di varici si assume la tintura madre di ippocastano anche
unita alla tintura madre di achillea, per potenziare l’effetto.
Se l’ippocastano deve essere assunto per
lunghi periodi è preferibile assumerlo sotto forma di macerato glicerinato, dall’effetto più dolce, e, per aumentarne
l’efficacia, si può associare il macerato glicerinato di sorgo.
Sempre per le vene varicose è utile un bagno tiepido con litro di decotto.
- Per
le emorroidi valgono, in
generale, le indicazioni per le vene varicose, perché sempre di varici si
tratta.
Per applicazioni locali si possono
utilizzare degli unguenti a base di estratto di ippocastano oppure utilizzare
l’olio di ippocastano.
- In
caso di couperose, cellulite e pelle avvizzita
l’ippocastano è utile grazie ai tannini, flavonoidi e saponine contenute che
tonificano i vasi periferici.
Massaggiare la parte con olio di
ippocastano.
- Per
i gonfiori alle gambe, per le couperose e
le infiammazioni emorroidali, di lieve entità, il decotto con i semi può essere
applicato in compresse sulle parti interessate. Lasciare in applicazione per 15
minuti senza frizionare (verificare la sensibilità individuali).
Per pelli con
couperose. Prendete 10 semi di ippocastano, sbucciateli,
tagliateli a tocchetti e metteteli sul
fuoco con un litro di acqua fredda. Giunta ad ebollizione, mantenere il bollore
per 10 minuti quindi filtrare. E’ utile per sciacquarsi il viso, anche due
volte al giorno, per attenuare le couperose.
Per le mani con pelle
avvizzita. Miscelate 50 g di farina di semi di ippocastano a 30 g
di farina di mandorle e 30 g di farina d’avena. Aggiungete olio evo per
ottenere una pasta morbida con cui massaggiare le mani. Lasciate agire la pasta
per qualche minuto prima di risciacquare con acqua tiepida.
In un vecchio erbario (Fiori e piante medicinali) ho
recuperato una pomata ottenuta dalla
polpa delle castagne. La polpa dei frutti cotta in poca acqua e ridotta in
pasta fluida può essere utilizzata per massaggi
anticellulitici e come cataplasma nelle infiammazioni cutanee e in alcune
dermatosi.
Curiosità.
Ippocastano significa “castagna del
cavallo” perché in passato i Turchi le facevano mangiare ai cavalli affetti da
bolsaggine, una malattia respiratoria.
CONTROINDICAZIONI. A
chi ha una pelle molto sensibile, l’ippocastano può causare irritazione. Non
utilizzare in gravidanza ed allattamento. Le cumarine contenute hanno un
effetto antitrombotico per cui potrebbero interagire con farmaci anticoagulanti
e antiaggreganti. Può aumentare il flusso mestruale. Chiedere il parere medico
preventivo.
ATTENZIONE
all’uso prolungato o alle dosi elevate di ippocastano che possono procurare
disturbi gastroenterici.
Scritto da Angela Ballarati
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