Le giuggiole, frutti dimenticati e ricchi di proprietà.
Cosa contengono e quali sono i componenti
biologicamente attivi.
Gli studi attribuiscono loro effetti immunomodulatori,
antiossidanti, epatoprotettivi, ipoglicemizzanti e protettivi del tratto
gastrointestinale.
Nella Medicina Cinese sono utilizzati per calmare la
mente.
Chi non ha mai sentito l’espressione “andare in un brodo di giuggiole”?
Il primo a registrare l’espressione figurata fu il
Vocabolario della Crusca col significato di “essere fuori di sé per la
contentezza”.
Probabilmente, a onor del vero, in origine il brodo era
di “succiole”, nome toscano che indica le castagne lessate, perché si
succhiavano. Da succiole a giuggiole il passo è breve, anche perché le giuggiole
sono molto dolci e ben si adattano al famoso detto.
La giuggiola è un frutto considerato dimenticato, in
passato veniva consumato comunemente, ma poi è stato soppiantato da frutti meno
costosi, di più facile coltivazione e che avevano più spazio sul mercato. La
grande distribuzione detta legge.
La giuggiola si consuma fresca o essiccata, ma anche
trasformata in marmellata, confettura o sciroppo ed anche in piatti salati.
La pianta
Il giuggiolo è originario della Cina, dove è largamente consumato
anche oggi, in Italia è stato dimenticato.
Del giuggiolo ne esistono diverse specie, ma quelle più
diffuse nel nostro paese sono la Ziziphus sativa e la Ziziphus jujuba.
La pianta appartiene alla famiglia delle Rhamnaceae, e cresce spontanea, arrivando
fino a 15 m nelle zone a clima mite,
sulle coste, sulle colline e vicino ai laghi. E’ comunque una pianta che si
adatta bene anche a climi rigidi.
Possiede rami spinosi e i frutti, le giuggiole o Ziziphus jujuba, maturano nella tarda
estate.
Hanno le dimensioni delle olive con polpa bianca,
compatta e soda.
Più maturano e più sono dolci e tendono a raggrinzirsi.
Si raccolgono in settembre-ottobre quando assumono una
colorazione brunastra e sapore simile ai datteri, mentre sono verdi quando ancora
acerbe e il sapore richiama quello della mela.
Il giuggiolo resiste ai climi freddi perché le sue radici
penetrano in profondità nel terreno e intorno alla pianta si riproducono altre
piantine. Si riproduce per seme, anche se la pratica è incerta, per separazione
dei polloni basali e per talea. Può essere coltivato anche in vaso con
dimensioni contenute.
In Veneto è chiamato “sisolo” ed è molto coltivato,
infatti nella provincia di Padova, ad Arquà Petrarca nei Colli Euganei, si
tiene, tutti gli anni, una festa in suo onore con preparazioni culinarie che lo
vedono protagonista.
Cosa contiene e la
ricerca
La polpa biancastra è ricca di vitamina C, infatti 100 g di
giuggiole contengono 40mg di vitamina C, concentrazione superiore agli agrumi.
Contengono, oltre alla vitamina C, anche la A e vitamine
del gruppo B (B1,B2,B3 e B6).
Sono composte da circa l’80% di acqua e dal 6% di
zuccheri e carboidrati.
Nelle giuggiole troviamo potassio, ferro, fosforo, rame, manganese,
zinco e calcio.
Presenti pectina, mucillagini, flavonoidi, polisaccaridi,
tannini, antrachinoni e zizifusina.
In questa review (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5478819/) vengono
discusse e riassunte le attività della giuggiola sul sistema nervoso. La
giuggiola, anche se gli studi sono limitati e quindi ancora da approfondire, sembra
possedere attività neuro protettive,
stimola la differenziazione neuronale, aumenta l’espressione di fattori
neurotrofici, promuove la memoria e l’apprendimento. I flavonoidi,cAMP e
jujuboside (ipnosedativo glicosidico presente nei semi della giuggiola)
potrebbero essere i potenziali ingredienti bioattivi implicati nelle attività
biologiche. I risultati suggeriscono che la giuggiola potrebbe diventare un potenziale candidato per
lo sviluppo di integratori per la prevenzione e/o il trattamento delle malattie
neurologiche.
Recenti risultati fitochimici e farmacologici hanno
rivelato che i flavonoidi, i polisaccaridi e gli acidi triterpenici sono i
principali ingredienti attivi della giuggiola che spiegano l’effetto antiossidante, immunomodulante e antinfiammatorio.
Inoltre l’acido botulinico e il jujuboside B potrebbero essere i componenti che
mostrano effetti benefici sul sistema cardiovascolare.
In altri recenti studi farmacologici e fitochimici si è
dimostrato che i polisaccaridi contenuti sono uno dei componenti biologicamente
attivi che mostrano attività immunomodulatoria,
antiossidante, antitumorale, epatoprotettive, ipoglicemizzante e protettivi del
tratto gastrointestinale (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28274443 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23480594 ).
Nella Medicina Cinese,
la giuggiola, è considerata un’erba medicinale che calma la mente e allevia lo stress e viene prescritta, come
tranquillante, anche in combinazione con altre erbe per l’insonnia
e la memoria. Come frutto è considerato nutraceutico e consumato da
migliaia di anni.
La giuggiola,
grazie alla presenza di mucillagini, ha proprietà emollienti, lenitive ed espettoranti e viene utilizzata in decotti,
ma anche in cosmesi.
Lo sciroppo di giuggiole è ottimo per la tosse.
I semi contengono composti ad azione sedativa.
Hanno circa 80 calorie per 100 g di prodotto.
Utilizzo in cucina,
cosmesi e decotti
Il famoso “brodo di
giuggiole” è un liquore dolce che si ottiene dalla macerazione
idroalcolica di giuggiole mature con l’aggiunta di altra frutta come mele
cotogne, uva e scorze di limone. Si può gustare ghiacciato in estate e caldo in
inverno.
Crema di ceci e
giuggiole.
Ingredienti: mezzo kg di ceci lessati, 150 g di giuggiole
denocciolate e tagliate a pezzetti, mezza cipolla, un gambo di sedano, mezzo lt
di brodo vegetale, 20 g di burro.
Passate i ceci lessati in padella con la cipolla tritata,
sedano e burro. Aggiungete il brodo vegetale e cuocete per circa mezz’ora, poi
aggiungete le giuggiole, sempre aggiungendo il brodo, e continuate la cottura
per altri 20 minuti. Passate tutto nel frullatore.
Con le giuggiole si possono ottenere delle ottime marmellate, confetture e gelatine.
In Asia si consumano secche, vengono chiamate “datteri
cinesi” e si conservano in salamoia, alcol e aceto.
Lo sciroppo
di giuggiole si ottiene bollendo le giuggiole lavate: si passano al setaccio e
si rimettono a bollire con lo zucchero.
Decotto di
giuggiole per la tosse. Fate bollire le giuggiole a pezzi, circa 100 g in 250
ml di acqua per 10 minuti. Lasciate riposare per 10 minuti e filtrate, volendo
si può dolcificare con un cucchiaino di miele, ma è già dolce.
Sono utilizzate anche in cosmetica per maschere emollienti ed idratanti per pelli secche.
Un po’ di storia
Lo splendore delle giuggiole è durato secoli.
Erodoto (V sec. A.C.) raccontava che i Fenici producevano
un vino con le giuggiole e, da raggrinzite, le paragonò ai datteri.
Durante il Rinascimento i cuochi le utilizzavano nelle
loro prelibatezze e i Gonzaga le apprezzavano molto, tanto da avviare una
coltivazione.
Il loro declino iniziò con gli anni Cinquanta. Il boom
economico e la grande distribuzione mise nel dimenticatoio i cibi poveri fra
cui le giuggiole.
Controindicazioni
Non ci sono controindicazioni specifiche o particolari, è
bene comunque chiedere il parere medico qualora si assumano farmaci di cui non
si conoscono le interazioni.
Scritto da Angela Ballarati
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I frutti dimenticati Pecchioli Ed. Gribaudo - https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24806434 - https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5478819/ - https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25066116 - https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23480594
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