domenica 16 luglio 2017

Meliloto officinale: proprietà e utilizzi

 Il MELILOTO possiede proprietà sedative, antispasmodiche, digestive, diuretiche, espettoranti, decongestionanti e astringenti.
E’ utile, per il suo effetto vasotonico, nelle stasi venose e linfatiche: edemi, gonfiori alle gambe, cellulite, ritenzione idrica ed emorroidi.


E’ utile nell’insonnia dovuta ad ansia e nei crampi allo stomaco per nervosismo.


LA PIANTA

Il meliloto, Melilotus officinalis della famiglia delle Leguminosae, è una pianta erbacea annuale o biennale che cresce a cespuglio e che arriva all’altezza di 1,5 m.
I nomi locali attribuiti sono: Cavalin in Piemonte, Trifoglio cavallino in Lombardia, Spagna salvadega in Veneto, Erba vetturina in Toscana, Trifoglio melato in Puglia, Erba vetarina nelle Marche.
I fusti sono semplici o più spesso ramificati con l’interno cavo. Le foglie sono trifogliate (divise in 3 foglioline piccole) mentre i fiori si riuniscono a grappoli composti da 30/70 fiorellini di colore giallo. Il frutto è un legume bruno-nerastro, mentre i semi sono ovoidali e di colore verde-giallastro.
Cresce in Europa e in Asia occidentale, dal mare alla regione submontana di tutta l’Italia,  nei campi, nei luoghi incolti e assolati, lungo le strade.

La droga, ossia la parte di interesse fitoterapico, è rappresentata dalle sommità fiorite.
Le sommità fiorite si raccolgono tra giugno ed agosto tagliando solo i rametti flessibili, non quelli induriti e quando il tempo è asciutto. La pianta deve essere essiccata molto bene perché l’umidità può sviluppare una muffa che trasforma le cumarine in dicumarolo, sostanza tossica utilizzata come topicida e che interferisce con la coagulazione. Il meliloto non agisce direttamente sulla coagulazione del sangue.
La raccolta non provoca danni alla specie, ma è importante che la pianta non venga divelta e che si lascino sempre integri alcuni grappoli fiorali.
Viene considerata pianta da foraggio che assume, a volte, carattere infestante.  
Le sommità, riunite in mazzi, si essiccano all’ombra e si conservano in sacchetti di carta o tela.

COSA CONTIENE

La pianta contiene cumarine e derivati cumarinici che esplicano attività antiedematosa e cicatrizzante che la rendono utile in caso di insufficienza venosa e stasi linfatiche.
La principale cumarina presente è il melitoside con attività vasoprotettiva, attività simile all’escina contenuta nell’ippocastano.
Contiene flavonoidi che possiedono proprietà antisettiche e diuretiche.
Sono presenti tannini, olio essenziale, resine e amido.

PROPRIETA’

Il meliloto possiede proprietà sedative, antispasmodiche, digestive, diuretiche, espettoranti, decongestionanti e astringenti.
Le sommità fiorite contengono derivati cumarinici che conferiscono al meliloto un gradevole odore di fieno ed esplica, grazie alle proprietà delle cumarine, un effetto vasotonico.
E’ utile nelle stasi venose e linfatiche.
Fluidifica il sangue ed è indicato nei pruriti, nei gonfiori e nei crampi degli arti inferiori dovuti a cattiva circolazione.
Ha una funzione tonica, antiedemigena (che impedisce la formazione di edemi), antinfiammatoria nelle affezioni venose ed è in grado di effettuare un drenaggio linfatico: si usa nell’insufficienza venosa, negli edemi e nei gonfiori delle gambe, nelle flebiti, nelle emorroidi, nella ritenzione idrica e nella cellulite.
Nei colliri ha un’azione disinfiammante e decongestionante della sclera.
Il meliloto è anche utile nei casi di insonnia dovuta ad ansia o eccitabilità, ma anche eccessiva stanchezza, infatti le cumarine agiscono sul sistema nervoso centrale e contribuiscono a calmare gli stati di sovraeccitazione. Una tisana prima di andare a dormire induce calma e favorisce il sonno.
L’azione antispasmodica fa del meliloto un ottimo calmante in caso di crampi allo stomaco dovuti a nervosismo o ipereccitazione.
E’ un sedativo delle nevralgie, della tosse e degli spasmi delle vie urinarie.

Uno studio condotto sui ratti (Dipartimento di Neurologia di Shandong, Cina) ha valutato l’effetto protettivo dell’estratto di Melilotus Officinalis sui tessuti cerebrali in ischemia cerebrale acuta ed ha concluso che l’estratto di Meliloto migliora l’apoptosi (morte cellulare programmata) nei ratti ischemici, diminuendo la trombosi cerebrale, lo stress ossidativo e dei mediatori infiammatori (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28320101).
Anche questo studio, condotto sui ratti e quindi da considerare come inizio per ulteriori indagini sperimentali, valuta l’effetto antiossidante e chelante nei confronti del ferro. L’eccesso di ferro genera radicali liberi provocando danni agli organi. Il contenuto in flavonoidi e composti fenolici che possiedono proprietà chelanti, del Meliloto, dimostra come l’estratto di Meliloto possieda una possibile azione, come chelatore di ferro, aumentando l’escrezione del ferro nelle urine e nelle feci (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27626608).

L’estratto di Meliloto è utilizzato nella tradizione della Medicina Tradizionale Cinese (MTC) come antinfiammatorio, antiossidante e inibitore della permeabilità capillare (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25405912).
La tradizione popolare attribuisce al meliloto una blanda azione sedativa, simile alla camomilla, ed è anche utilizzato come diuretico e come balsamico espettorante nella tosse.


COME SI UTILIZZA

Si trova come tintura madre, già preparata nelle erboristerie, ottenuta dalla macerazione della pianta intera, foglie, radici e sommità fiorite in una miscela di alcol alimentare e acqua per circa tre settimane.

Come tisana si prepara versando 100 ml di acqua bollente su 2 g di sommità fiorite. Si lascia riposare per 10 minuti e si filtra. Per i disturbi della digestione, le nevralgie e l’emicrania.

L’infuso per uso esterno si ottiene mettendo in infusione 40 g di pianta in un litro di acqua bollente. Lasciare in infusione fino ad ottenere un liquido di colore marroncino.  Si utilizza: in compresse sulle varici o anche sulle palpebre, per lavare piccole abrasioni, per eruzioni e per sciacqui in caso di infiammazioni  della bocca e della gola.
Gli infusi di Meliloto sono stati impiegati soprattutto per il trattamento decongestionante delle palpebre e delle zone attorno agli occhi, della bocca, del naso, della gola e per lavare, in caso di necessità, piccole ferite, abrasioni, foruncoli, pustolette. Le preparazioni di Meliloto vanno usate con cautela e senza abusi.

L’Università Federico II di Napoli (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23844756) ha valutato a lungo termine la somministrazione di flavonoidi di Centella e Meliloto in pazienti diabetici, diabeti di tipo 2, con edema maculare (CME senza addensamento maculare) concludendo che la combinazione forniva la conservazione della sensibilità retinica durante i 36 mesi di follow-up rispetto ai pazienti non trattati.

IN CUCINA

In cucina vengono utilizzate le sommità, anche quelle fiorite, nelle insalate con altre erbe selvatiche primaverili. Per il suo aroma particolare si utilizza, essiccata, come spezia per insaporire frittate e sughi.

CURIOSITA’ e un po’ di STORIA

Nei campi si trova anche un’altra specie delle stesso genere, il Meliloto Alba, ricco di nettare e molto ricercato dalle api.
Come il fiordaliso e la piantaggine è chiamato “spezza occhiali” per la proprietà di decongestionare gli occhi affaticati.
L’importanza fitoterapica di questa pianta fu osservata studiando casi di sindrome emorragica nelle bestie da pascolo che avevano ingerito piante di meliloto e trifoglio deteriorate.
Il nome deriva dal greco meli, che significa miele, e lotos, trifoglio o biada.

 

CONTROINDICAZIONI. Il parere medico è d’obbligo quando si intende farne una terapia o quando si assumono farmaci o si è affetti da patologie. A chi è in cura con antinfiammatori, anticoagulanti o ha problemi di coagulazione del sangue: avendo il meliloto proprietà anticoagulanti non è indicato. Ad alte dosi il meliloto può indurre nausea, mal di testa, lesioni gastriche ed epatotossicità.


Scritto da Angela Ballarati
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